Rapporti ancora più tesi tra USA e Russia. Proprio ieri la Nbc ha rivelato, citando fonti di intelligence, che Barack Obama avrebbe dato ordine alla Cia di preparare una attacco informatico ‘senza precedenti’ alla Russia in risposta alle interferenze degli hacker di Mosca nelle elezioni presidenziali americane, con lo scopo di danneggiare la candidata democratica Clinton. Un tentativo di influenzare il voto Usa, che aveva spinto molti esponenti del Congresso a chiedere un’inchiesta Fbi sui rapporti tra Trump e Putin. Appare infatti evidente una certa sintonia tra alcuni media russi, Wikileaks e i messaggi degli uomini di Trump che, non a caso, ha sempre mostrato una certa propensione per la politica estera di Putin.  Non si è fatta però attendere la reazione rabbiosa del Cremlino: “Gli Usa stanno giocando col fuoco”, ha fatto sapere il rappresentante del governo russo per la cooperazione internazionale sulla sicurezza informatica Andrei Krutskikh. “Nessuna azione contro la Russia rimarrà impunita. “Invece di cercare una distensione e tentare di raggiungere un accordo, stanno cercando di spaventarci. Lo trovo sfacciato, rozzo e stupido”, ha poi aggiunto.

Secondo le fonti citate dalla Nbc il piano della Cia, al quale stanno lavorando centinaia di esperti coadiuvati dalla National Security Agency e dal Pentagono, sarebbe in una fase molto avanzata. L’obiettivo è non solo di neutralizzare gli attacchi russi ma anche quello di inviare un chiaro messaggio al Cremlino attraverso la minaccia di rivelazioni sulle attività economiche svolte all’estero da Putin e da altri oligarchi.

Già in passato, ricorda oggi l’inviato della Stampa a New York Paolo Mastrolilli, la Casa Bianca aveva avanzato richieste simili alla Cia, ma l’ex direttore Michael Morell ritiene che «attacchi fisici al network russo non ci convengono», perché Mosca risponderebbe con azioni simili, anche in altri settori. L’ambasciatore del Cremlino all’Onu Churkin ha detto che i rapporti sono al livello peggiore dal ’73, quando si rischiava la guerra aperta per le divergenze sul Medio Oriente. Secondo Morell, quindi, la risposta dovrebbe essere pubblica, ad esempio rafforzando le sanzioni contro Mosca.

(com.unica, 16 ottobre 2016)