La decisione della settimana (e degli ultimi mesi) è attesa per mercoledì quando la Federal Reserve può alzare il tasso di interesse. Le incertezze sull’economia globale mettono però in dubbio la mossa: l’85% degli economisti sentiti dal Financial Times ipotizza che non ci sarà l’aumento del tasso. In alternativa è possibile il rialzo a dicembre, dopo il voto per la Casa Bianca. Nell’attesa il dollaro continua a crescere. Mercoledì arriverà anche l’attesa decisione della banca centrale giapponese.

I mercati ormai guardano solo alle banche centrali ma l’economia globale sta mutando: la domanda americana per l’import mercati emergenti tocca un nuovo minimo. Le conseguenze si possono far sentire sui Paesi, Cina in primis, scrive il Ft.

Sul fronte europeo si registra ancora il netto rifiuto da parte del presidente della Bundesbank Jens Weidmann a un rilancio della politica monetaria della Bce. In un’intervista rilasciata a diversi quotidiani eruropei (tra cui La Stampa e Guardian) frena su un eventuale rafforzamento del quantitative easing, il programma di acquisto di titoli pubblici per rilanciare l’economia dell’Eurozona che era stato ventilato nei giorni scorsi da Draghi.  È previsto – ribadisce Weidmann – che il programma «duri almeno fino al marzo del 2017, quello che succederà dopo lo discuteremo e decideremo nel consiglio della Bce sulla base dei dati di cui disporremo in quel momento». Tuttavia «non dobbiamo ignorare i rischi di una politica monetaria ultraespansiva, che diventano tanto più grandi quanto più dura la fase dei bassi tassi di interesse». Il banchiere tedesco respinge quindi la richiesta di aumentare gli investimenti rivolta a Berlino. «L’idea che la Germania possa dare una spinta alla congiuntura europea attraverso un programma di investimenti pubblici è ingenua».  

(com.unica, 19 settembre 2016)