Al termine del summit Ue di Bratislava, il primo dopo Brexit, Matteo Renzi ha attaccato le politiche comunitarie su economia (“L’austerity non ha funzionato, la Germania non rispetta le regole sul surplus commerciale”) e migranti (“Vogliamo vedere i fatti”). Il presidente francese non lo segue e così quello che era solo una parvenza di “direttorio” (quello visto solo tre settimana fa a Ventotene con Italia, Germania e Francia) si rompe prima ancora che cominci a dare qualche timido frutto. 

Così si assiste ai leader di Francia e Germania che tengono una conferenza stampa in cui presentano la Dichiarazione di Bratislava, il documento finale del vertice, come primo passo per recuperare la fiducia nell’Europa. Renzi viene invitato in ritardo e diserta, definendo le novità “passettini”. “Se Francia e Germania vanno d’accordo su alcune questioni sono felice per loro. Io non sono soddisfatto delle conclusioni su crescita e migranti, non posso fare una conferenza stampa con loro. Non faccio una recita a copione per far credere che siamo tutti d’accordo. Non è un fatto polemico, ma di serietà”. Così, mentre Renzi parla alla stampa italiana in un’altra sala, Merkel e Hollande raccontano la loro versione del summit e parlano di “passo in avanti”. Renzi non ci sta e, informato di quel che raccontano i leader di Germania e Francia, ci mette poco per far conoscere la sua versione: “Dire che nel documento finale di oggi ci sono stati passi in avanti richiede uno sforzo di fantasia cui si possono prestare solo i funamboli del vocabolario”.

Il testo, circa sei pagine, indica le priorità su cui i governi cercheranno un’intesa entro il vertice di Roma del prossimo marzo, a cominciare dall’accordo con la Turchia sui migranti, la sicurezza interna e l’estensione del piano Juncker. Sembra crederci il commissario italiano alla politica estera Federica Mogherini:  “Ora la politica estera Ue ha una linea comune”. Ma la stampa internazionale è più propensa a credere poco alla retorica a quelle che sono ritenute solo nient’altro che delle buone intenzioni. Per il Guardian ad esempio quello che mesi fa era stato pensato come il vertice che studiava l’Europa post Brexit e avviava la trattativa con Londra per l’uscita dalla Ue, non produrrà alcun risultato sul tema. Il negoziato ufficiale dovrebbe cominciare a inizio 2017. C’è anche chi interpreta in chiave interna il mini strappo di Renzi: per il Wsj il premier italiano guarda più che altro al dibattito sul referendum che si terrà in autunno.

(com.unica, 17 settembre 2016)