Il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si è spento questa mattina nella Clinica Pio XI di Roma, dove era ricoverato da alcuni giorni. Avrebbe compiuto 96 anni il prossimo dicembre. Nato a Livorno nel 1920, è stato presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Governatore della Banca d’Italia per 14 lunghi anni, ha ricoperto anche importanti incarichi di governo: presidente del Consiglio dal 1993 al 1994, è stato Ministro del Tesoro e del Bilancio dal 1996 al 1997 (Governo Prodi) e nel biennio 1998-1999 (nel Governo D’Alema).

Laureato in Lettere (a soli 21 anni) e poi in Giurisprudenza alla prestigiosa Scuola Normale di Pisa, in gioventù professò idee antifasciste e si avvicinò al Partito d’Azione, di cui uno dei maggiori esponenti era il suo Maestro Guido Calogero. L’ingresso nell’amministrazione centrale della Banca d’Italia avvenne nel 1960. Nel 1973 diventò Segretario generale, quindi Vice direttore generale nel 1976 e Direttore generale nel 1978. Nell’ottobre del 1979 fu nominato Governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Ufficio italiano dei cambi nel pieno della bufera che aveva travolto l’istituzione dopo il crack Sindona, l’incriminazione del Governatore Paolo Baffi e l’arresto del vice direttore Mario Sarcinelli (ambedue poi scagionati da ogni accusa). Ricoprì l’incarico fino al 1993.

La sua azione di Governo fu caratterizzata da un profondo spirito europeista e da un grande rigore nelle politiche di bilancio. Il suo maggiore sforzo fu infatti indirizzato alla riduzione del debito pubblico italiano in vista degli obblighi imposti dal trattato di Maastricht, per garantire l’accesso dell’Italia alla moneta unica europea. Tra i provvedimenti più significativi di questo periodo è da ricordare la manovra correttiva della politica di bilancio varata nel settembre del 1996 dal governo Prodi, che ha consentito un abbattimento di oltre 4 punti percentuali del rapporto indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni rispetto al prodotto interno lordo. Fu senz’altro il maggiore protagonista insieme a Romano Prodi dell’ingresso del nostro paese nell’euro. Un obiettivo dettato dalla speranza (che per qualcuno già allora era considerato invece un abbaglio) che solo grazie all’integrazione europea l’Italia avrebbe potuto raggiungere standard di civiltà e di stabilità pari a quelli dei maggiori paesi europei. Con il senno del poi si può ritenere forse quella sfida una sconfitta, legata in particolare a una sottovalutazione delle forze in campo e all’illusione di voler procedere alla costruzione di una unione monetaria prima ancora dell’unione politica. Sarebbe tuttavia ingeneroso non riconoscere a Ciampi il beneficio della buona fede e delle più nobili intenzioni.

Fu eletto Presidente della Repubblica il 13 maggio 1999. La sua elezione fu caratterizzata da un record assoluto. Furono infatti sufficienti solo 2 ore e 40 minuti e un solo scrutinio per far partire il settennato dell’ex Governatore della Banca d’Italia. Prese 707 voti su 990 votanti e sul suo nome ci fu un’accordo trasversale che mise d’accordo l’Ulivo e il centro-destra di Berlusconi.

Carlo Azeglio Ciampi è stato uno statista amato e rispettato in tutta Europa per la sua autorevolezza fuori del comune. Nel suo settennato al Quirinale ebbe sempre un alto indice di gradimento popolare nei sondaggi fatti dai vari Istituti italiani, con una media oscillante tra il 70 e l’80% (il minimo si registrò con il 67% nel nord-est del Paese), rimanendo sempre, perciò, una delle figure nelle quali gli italiani riponevano la loro fiducia e che rafforzava, con il suo indiscutibile ‘appeal’ istituzionale, lo stesso ruolo del Presidente della Repubblica. Il suo prestigio era dovuto anche al ruolo che il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda ha definito di «defibrillatore istituzionale», per gli sforzi rivolti costantemente a civilizzare il confronto pubblico e che ha incontrato non pochi ostacoli.

La sua è stata senza dubbio la figura di un grande italiano, di un galantuomo, di un uomo dotato di rara saggezza e di senso delle istituzioni come pochi, a cui quasi tutti hanno riconosciuto il merito di ridare una maggiore autostima ai cittadini della nazione. “Con un’azione di pedagogia civile” – aggiunge Breda – legata ai valori della Carta costituzionale, accolta con grande favore dalla gente comune. Alla sua azione si deve anche il ripristino di diversi, e appannati, simboli e riti della nostra storia: dall’esibizione della bandiera tricolore all’esecuzione dell’inno nazionale, alle celebrazioni per tanti dimenticati «padri della patria». Iniziative solo in apparenza insignificanti ma che sono servite – lo ha ricordato oggi sulla “Stampa” Gianni Riotta – per contrastare il cinismo, il qualunquismo, la degenerazione volgare che dilaga nel nostro paese. Un concetto condiviso anche da Sergio Zavoli, che nella nota introduttiva al Dizionario della democrazia di Carlo Azeglio Ciampi pubblicato nel 2005 (Ed. San Paolo, a cura di Dino Pesole) scrisse: «Senza mai apparire tale e proprio perciò efficace, quella di Ciampi è stata una instancabile pedagogia civile, dove la riscoperta del sentimento di italianità si lega all’idea di un’Italia non solo storicamente unita, ma anche socialmente, civilmente, culturalmente solidale».

Appena appresa la notizia della scomparsa di Ciampi il Presidente della Repubblica Mattarella ha espresso il suo cordoglio e ha ricordato la figura di “grande italiano e grande europeo”: “Gli italiani non dimenticheranno il presidente Ciampi. Continueranno ad apprezzarlo, e a considerarlo un esempio di competenza, di dedizione, di generosità, di passione. Ai suoi familiari e ai suoi amici, accanto al ricordo incancellabile dei momenti più intimi, il privilegio e la responsabilità di tenere viva la memoria pubblica di Carlo Azeglio Ciampi. Sono certo che tutte le Istituzioni saranno al loro fianco e daranno loro il massimo sostegno”.

C’è poi il cordoglio del mondo politico, a cominciare dal Presidente del Consiglio Renzi, a cui è stata comunicata la notizia a Bratislava, dove è in corso il vertice dell’Unione europea: «L’abbraccio del governo alla signora Franca. E un pensiero grato all’uomo delle Istituzioni che ha servito con passione l’Italia», ha scritto su Twitter. Sono arrivati anche i messaggi dei leader dei maggiori partiti di governo e di opposizione, da Forza Italia a Sinistra italiana, che hanno reso omaggio alla memoria di Carlo Azeglio Ciampi. Unica nota stonata quella del leghista Matteo Salvini: «Politicamente parlando Ciampi è uno dei traditori dell’Italia e degli italiani» e «uno dei complici della svendita dell’Italia e degli italiani, come Napolitano». Parole fuori luogo e destinate a suscitare inevitabili polemiche.

(Sebastiano Catte/com.unica, 16 settembre 2016)