Abu Muhammad al-Adnani, numero due dello Stato islamico dopoil califfo Abu Bakr al Baghdadi, è stato ucciso ad Aleppo. Lo ha annunciato l’agenzia dell’Isis Amaq. Oltre a essere il portavoce del Califfato, era anche capo delll’Amni, il servizio di intelligence che si occupa di organizzare gli attentati all’estero. 

Il nome di Adnani compare per la prima volta sulla stampa internazionale nell’estate del 2011 con il titolo di “portavoce dello Stato islamico”: legge un messaggio audio lungo in occasione del Ramadan, il primo di una serie che è arrivata al numero venticinque. Quel discorso, fa notare oggi “Il Foglio”, sarà la piattaforma politica degli attentatori in Europa: annulla le differenze tra civili e militari e li mette entrambi nella stessa categoria dei bersagli possibili, chiama i musulmani occidentali a diventare la quinta colonna dello Stato islamico in Europa, e a realizzare così un contrappasso (siamo noi a inviare i nostri soldati in mezzo a voi e non più il contrario), esorta a uccidere con ogni mezzo. “Se non siete in grado di procurarvi un ordigno esplosivo o una pallottola – disse in un macabro messaggio che ha preceduto di due mesi la strage di Nizza – allora scegliete un infedele americano o francese o qualunque altro loro alleato e rompetegli la testa con una pietra, o accoltellatelo, investitelo con un’auto, buttatelo giù da un’altura, strangolatelo o avvelenatelo”. A settembre del 2014, dopo che Parigi aveva iniziato le sue operazioni in Siria, aveva invocato attacchi contro “l’odiosa Francia”.

Proprio ieri l’Associated Press ha documentato l’esistenza di 72 fosse comuni realizzate dall’Isis in Iraq e Siria, dove potrebbero essere sepolti fino a 15mila corpi. Si prevede che altre verranno alla luce sulla scia della ritirata del gruppo. I dati sono frutto di interviste esclusive, fotografie e ricerche. In Siria l’Ap ha ottenuto l’ubicazione di 17 fosse comuni, inclusa una con centinaia di corpi di una singola tribù. Il totale dei morti, secondo le stime dell’agenzia, oscilla tra 5.200 e oltre 15.000. Per almeno 16 fosse comuni in Iraq, prosegue la Ap, le autorità non provano neanche a dare una stima del numero dei corpi che contengono e scavarle adesso sarebbe troppo pericoloso.

(com.unica, 31 agosto 2016)