I jihadisti dell’Isis sono in ritirata nel nord della Siria, dove ieri hanno dovuto abbandonare la roccaforte strategica di Manbij, vicino al confine con la Turchia, ad una coalizione curdo-araba sostenuta dagli Usa. Circa 2.000 ostaggi nelle mani dell’Isis, secondo i miliziani che hanno conquistato la città, sono stati liberati in serata dai jihadisti in fuga, che li hanno usati come scudi umani per proteggersi dai bombardamenti nella fase della ritirata. Ne hanno dato notizia la Coalizione arabo-curda sostenuta dagli Stati Uniti e l’Osservatorio siriano dei diritti umani.

Le foto della gioia della popolazione di Manbji, sotto il giogo del Califfato fino al giorno della liberazione, stanno circolando in queste ore sui social. Sono autentiche rappresentazioni di vera e propria trasgressione: le donne fumano liberamente, vengono improvvisati roghi di burqa e gli uomini si fanno fotografare mentre si fanno tagliare la barba, imposta dalla ideologia dello Stato Islamico. Immagini altamente simboliche poiché nei due anni in cui Manbij è stata parte del Califfato era considerato un crimine molto grave scoprirsi gli occhi dai tripli veli, portare un’abaya nera troppo «aderente», spuntarsi la barba. Un uomo che fumava è stato punito con l’amputazione delle dita, secondo un rapporto Onu del 2014. Il “Corriere della Sera” riprende oggi riprende il racconto di un residente: «per un nonnulla ti accusavano di non credere in Dio e finivi decapitato».

Ora l’obiettivo principale è nuovamente Raqqa, il vero centro nevralgico dello stato islamico, da dove vengono organizzati gli attacchi islamisti verso l’Europa. Per centrare questo bersaglio strategico (lo è anche per la Russia) all’inizio dell’anno sono state create le Syrian democratic forces (Sdf), una coalizione di guerriglieri curdi e unità scelte del Free Syrian Army, ribelli arabi moderati. Gli Stati Uniti – riporta oggi “La Stampa” – hanno costruito piste d’atterraggio per i rifornimenti, provveduto ad armi, munizioni, addestramento e inviato circa 300 soldati delle forze speciali come istruttori e guide in prima linea.

Intanto ad Aleppo, un’ottantina di chilometri a ovest, proseguono i combattimenti, nonostante la tregua quotidiana di tre ore annunciata dalla Russia. E si continua a morire, tra le vittime purtroppo anche molti bambini. Almeno 18 persone, secondo fonti dell’opposizione e della Difesa civile che opera nei territori sotto il controllo degli insorti, sono stati uccisi in raid aerei che hanno preso di mira una cittadina a nord della metropoli e in cui ancora una volta è stato colpito un ospedale. Secondo l’agenzia governativa Sana un convoglio di 40 camion che trasportava mille tonnellate di cibo è potuto entrare nella parte occidentale della città, sotto il controllo lealista.

(com.unica, 14 agosto 2016)