Lo scienziato nucleare iraniano Shahram Amiri è stato giustiziato. Lo ha riferito la madre dell’uomo alla Bbc, spiegando di aver riavuto il corpo di suo figlio con segni di corda attorno al collo. Poi è arrivata la conferma ufficiale dell’esecuzione, per bocca di un portavoce del ministero della giustizia di Teheran citato dall’agenzia di stato Irna: Amiri, che aveva 40 anni, «ha fornito al nemico informazioni vitali sul Paese». Il nemico nello specifico sono gli Stati Uniti. E la presunta attività di spionaggio risale a molto prima dell’accordo sul programma nucleare iraniano.

La storia di Amiri, nato nel 1977, è uno dei tanti ‘misteri’ che circondano esperti nucleari dell’Iran, paese che un anno fa ha raggiunto un accordo con la comunità internazionale sul proprio programma nucleare. Lo scienziato scomparve nel giugno 2009 durante un pellegrinaggio alla Mecca e riapparve 13 mesi dopo nella sezione di interessi iraniana a Washington. Al suo rientro a Teheran fu accolto da autorità e familiari.

Amiri denunciò di essere stato rapito dalla Cia che lo aveva sottoposto a «intense pressioni psicologiche per fargli rivelare informazioni sensibili» e di essere riuscito a scappare. Gli Stati Uniti hanno invece sempre sostenuto che si era trattenuto nel Paese di sua volontà. Nel 2011 fu arrestato e processato per tradimento. Da allora fu detenuto in una località segreta.

(com.unica, 8 agosto 2016)