Anche il secondo attentatore dell’attacco alla chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray era già schedato come persona a rischio radicalizzazione. In un video si vedono i due killer giurare fedeltà al Califfato. Ieri i rappresentanti delle diverse religioni hanno chiesto all’Eliseo “sicurezza rafforzata” per i luoghi di culto. Per Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, presente questa mattina all’Eliseo, “c’è una contraddizione di valori. Abbiamo sperato nell’avvenire, sarebbe tempo per i musulmani di assumere la consapevolezza di ciò che non funziona in questa visione mondiale dell’Islam e che i musulmani di Francia prendano l’iniziativa di una formazione molto più attenta dei nostri religiosi”.

Il governo francese è in questi giorni sotto pressione e aumentano i dubbi sulle reali capacità di affrontare la minaccia terroristica. La destra di Sarkozy e di Le Pen  propone misure più dure ma l’esecutivo esclude il carcere preventivo per i sospettati di legami terroristici. Molto duri al riguardo i media di sinistra, Libération ad esempio titola “Dallo stato di diritto allo Stato di destra?” Le Monde e altre emittenti hanno annunciato che non pubblicheranno più le foto e le generalità dei jihadisti per impedire che il Califfato possa fare proseliti promettendo la gloria agli attentatori. Anche altri giornali come Repubblica  in Italia hanno scelto di non mostrare le immagini dei killer. 

Intanto fanno discutere le affermazioni del Papa in risposta ai giornalisti sul volo verso Cracovia per prendere parte alla Giornata mondiale della Gioventù. La linea e le parole d’ordine di Bergoglio non sono cambiate nemmeno di fronte all’uccisione del sacerdote francese davanti all’altare, l’Isis non viene citato: “Non c’è guerra di religione, c’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli. […] Tutte le religioni vogliono la pace, capito?”. E poi altre frasi generiche del tipo: “il mondo è in guerra perché ha perso la pace”.

(com.unica, 28 luglio 2016)