Gli errori dal dischetto dei bomber Zaza e Pellè anticipano le ferie degli azzurri. Passa la Germania che affronterà la vincente di Francia-Islanda.

Orgogliosi dei nostri ragazzi arrivati ad un soffio dall’impresa. Una nazionale, questa di Conte,difficile da dimenticare. Anche se è la prima nella storia a perdere contro la Germania. Resiste fino ai rigori, grazie all’organizzazione tattica e alla voglia di combattere su ogni pallone. Alla fine decide Hector, con un penalty che passa sotto al braccio sinistro di Buffon che aveva già parato su Mueller allungando le speranze dell’Italia dopo un tiraccio di Zaza, seguito poi dagli errori di PellèBonucci e Darmian. Nove, tanti ce ne sono voluti per piegare una nazionale che nessuno avrebbe dato ancora in vita fino al centoventesimo di un quarto di finale, contro i campioni del mondo e dopo aver eliminato la Spagna. I meriti, anche per il modo di stare in campo contro i tedeschi, privo di timori reverenziali, vanno ad Antonio Conte che chiude a Bordeaux la sua esperienza sulla panchina azzurra con l’amaro in bocca. Perché la Germania gioca sì meglio, ma per contenere quella squadra aggressiva e dominante vista contro la Spagna, è costretta a mettersi a specchio. E nonostante questo fatica e non poco per arrivare dalle parti di Buffon.

Non c’è nulla da rimproverare né da recriminare. L’Italia è andata oltre ogni aspettativa, facendo tremare anche la nazionale più forte del pianeta in questo momento. Rispondendo alla mancanza di talento con la tattica, l’organizzazione, la voglia di aiutare e di stringere i denti andando poi a trovarsi le chance con corsa e verticalizzazioni. Di più non si poteva fare. Anche perché a lungo la palla è della Germania, le occasioni sono azzurre. La sintesi dei primi quarantacinque minuti è tutta qui. E le lacrime di Barzagli e Buffon stanno a significare che i nostri ragazzi erano un gruppo compatto, pronto al sacrificio, generosi, instancabili che erano arrivati a due passi dall’impresa.

(Francesco Buono/com.unica 3/luglio 2016)