l’uomo è nato libero, ma ovunque è in catene” (J.J. Rousseau)

Il 28 giugno 1712 nasceva a Ginevra Jean-Jacques Rousseau, scrittore, musicista e filosofo, padre del celebre e discusso Contratto Sociale. Rousseau fu tra i più grandi esponenti del pensiero illuminista e sostenitore del valore del sentimento, precorrendo alcuni temi propri del Romanticismo. Nei suoi scritti sostenne la necessità di uno Stato fondato sui diritti dei singoli cittadini, che non creasse conflitti e ingiustizie, e di un’educazione rispettosa della libera espressione dell’individuo.

Nel 1755, in risposta alla questione lanciata dall’Accademia di Digione dal titolo “Qual è l’origine dell’ineguglianza tra gli uomini e se essa sia stata autorizzata dalla legge naturale”, scrisse il Discorso sull’origine della Disuguaglianza (Discours sur l’origine dell’Inégalité), in cui sviluppò la sua teoria secondo cui gli uomini sono naturalmente buoni e che sono passati dall’innocenza alla corruzione a causa della società. Egli suggerisce che, in un mitico passato ancestrale, gli esseri umani originari non fossero individui “sociali” ma “solitari”, senza vita di relazione e condizionamenti morali, in accordo con Thomas Hobbes sullo Stato di Natura,originario e pre-civilizzato. A differenza però del filosofo inglese il quale riteneva che la vita in tali condizioni fosse “povera, sgradevole, brutale e breve”, per Rousseau gli uomini originari, anche se solitari e isolati, erano felici, sani, buoni e privi di vizi. I vizi hanno fatto la loro comparsa quando si sono formate le società: Rousseau quindi esclude da ogni colpa la natura e accusa la società. Il progresso ha portato gli uomini a costruire le prime capanne, uno sviluppo che ha facilitato la convivenza tra uomini e donne e che ha portato alla formazione dei primi nuclei familiari, nonché ad associarsi con i vicini. Con la costruzione della prima capanna nasce la prima proprietà. Con le prime forme di aggregazione e le prime famiglie nascono le prime nazioni. Dalla benevolenza e dall’amore di sé, naturale e positivo, si arriva all’amor proprio, sentimento negativo che nasce dalla passione e dal confronto degli uni con gli altri, dal valutarsi in base alle abilità e alle realizzazioni personali. Nasce l’orgoglio, la vanità, il senso dell’oltraggio, il bisogno di vendetta. Con la scoperta dei metalli e dell’artigianato e con la proprietà privata, nasce anche la divisione del lavoro, che mette fine all’indipendenza degli individui. La nascita della proprietà privata segnò un ulteriore passo verso la disuguaglianza, e di fronte a questa ingiustizia gli uomini si sono aggregati e hanno costituito un ordine civile e politico, sacrificando una porzione di libertà individuale per stabilire una legge e creare una istituzione deputata alla sua difesa: il governo. Rousseau definì la proprietà privata fatale, descrivendo in questo modo gli errori che sono derivati dall’allontanarsi dalla condizione primigenia, quando la terra non apparteneva a nessuno. Questi passaggi ispirarono più tardi pensatori rivoluzionari come Karl Marx e Vladimir Ilich Lenin. La società civile analizzata da Rousseau ha due motivi per esistere: mantenere la pace e garantire il diritto di proprietà per chi ha dei possedimenti. Si pensa al vantaggio soprattutto dei ricchi e si trasforma de facto la proprietà in legittima proprietà. Si tratta quindi di un contratto sociale fraudolento.

Nel 1762, si dice che fosse nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, Rousseau vide pubblicato il suo Contratto Sociale ( Du Contract Social):il suo obiettivo è quello di definire un modello politico di società che garantisca la costituzione di uno Stato democratico e assicuri la tutela della libertà individuale di ciascuno. Nel Contratto Sociale si disegna una società etico-politica nella quale ciascuno obbedisce non a una volontà estranea, ma a una volontà generale, che rispecchia una volontà legislativa collettiva, in cui ciascuno ha dei doveri verso tutti e tutti hanno dei doveri verso ciascuno, delinenando una dipendenza sociale giusta e imparziale, garante della reciprocità del rispetto del contratto stesso. Tale società, nata da un patto originario (pactum societatis), è l’unica che restituisca l’uomo al suo Stato Naturale. Le leggi, anche quando noi stessi siamo in disaccordo, non fanno che rispettare il nostro contratto di fondo. Vivendo in comunità e accettando di sottoscrivere un patto ideale, decidiamo di avere garantita la sicurezza in cambio di un margine di libertà.

Il Contratto Sociale di Rousseau infuenzò i principi della Rivoluzione Francese e la Costituzione degli Stati Uniti d’America. Ispirò molti pensatori, come Kant, Hegel, Tolstoj, Goethe e molti assolutisti. Lo stesso Fidel Castro confessò la sua ammirazione per il trattato.

(Nadia Loreti/com.unica 27 giugno 201