“Remain” o “Leave”? Manca un solo giorno al verdetto: domani gli inglesi votano per decidere se restare nell’Unione europea. L’ultima sfida, ieri sera, ha visto l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, alfiere di Brexit, dibattere in diretta tv sulla Bbc con il suo successore Sadiq Khan favorevole al “remain”. Un dibattito dai toni molto accesi: i due si sono scontrati duramente sugli aspetti economici della Brexit con scambi reciproci di accuse di mentire per attirare voti alla propria causa.

Nei due schieramenti si fa di tutto per provare a convincere quel 10-15% di inglesi che sono ancora indecisi alla vigilia della consultazione popolare. Il premier conservatore David Cameron ha lanciato intanto un nuovo accorato appello per il mantenimento della Gran Bretagna in seno all’UE in un’intervista al “Financial Times”. Il referendum sulla Brexit “sarà un testa a testa” e “nessuno può dire cosa succederà” – ha detto, avvertendo che la decisione sarà “irreversibile” e che le future generazioni ne dovranno affrontare le conseguenze. Ha anche prefigurato un aumento degli investimenti esteri in caso di vittoria del “Remain”. Per tutta la giornata di ieri numerosi leader internazionali hanno lanciato il loro appello a favore della campagna Remain. Dal presidente francese François Hollande al  leader greco Alexis Tsipras, fino al ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos. Un sostegno scontato ai fautori del “Leave” è arrivato invece da Marine Le Pen, che non ha mancato di attaccare l’Unione europea definendola “totalitaria”, affermando che “ogni paese europeo dovrebbe tenere un referendum come quello che si tiene in Gran Bretagna sull’eventuale Brexit”.

I fautori del Brexit, tra i quali il leader del partito euroscettico UKIP Nigel Farage hanno pubblicato ieri dei nuovi cartelloni che accusano i migranti di essere all’origine dell’affollamento nelle scuole del Regno. Una linea di condotta criticata aspramente dagli avversari e giudicata eccessivamente estremista persino da alcuni sostenitori del Brexit: a due giorni dal referendum, una esponente di rilievo del partito conservatore, la baronessa Sayeeda Warsi (una euroscettica storica di origine pakistana), è passata dal comitato di “Vote Leave” a quello di “Britain Stronger in Europe” (contrario alla Brexit), a causa – dice “dell’odio e della xenofobia che hanno superato il limite”.

Nonostante i nuovi allarmi di Fed e Bce sulle conseguenze dell’uscita, le Borse europee hanno chiuso la terza seduta in positivo. “La Bce, ha detto il governatore Mario Draghi intervenendo al Parlamento Europeo – è pronta a far fronte a tutte le urgenze che potrebbero seguire al referendum britannico”. “La ripresa della zona euro ha guadagnato slancio all’inizio dell’anno – ha poi proseguito. Ci si attende che proceda a passo moderato ma costante, sostenuta da solida domanda interna e dal’efficace trasmissione della nostra politica all’economia reale”. E anche la Fed, come affermato dalla presidente Janet Yellen, è pronta ad agire dopo il voto se necessario e che alzerà i tassi gradualmente.

(Sebastiano Catte/com.unica, 22 giugno 2016)