A poco meno di due settimane dal voto sulla Brexit, in cui i cittadini del Regno Unito saranno chiamati a decidere sulla permanenza nell’Unione Europea, salgono i toni del dibattito, anche alla luce dei più recenti sondaggi. Secondo gli ultimi rilevamenti pubblicati da tre società specializzate i favorevoli all’uscita sarebbero in testa. In particolare nel più recente, pubblicato ieri sull’autorevole quotidiano “Independent”, i pro Brexit (dati al 55%) avrebbero un vantaggio di ben dieci punti percentuali sui pro Ue. Se però si fa la media fra i sondaggi del “Financial Times”, i pro Ue sono ancora in testa, sia pure di misura: con il 45%, contro il 43% degli euroscettici. Un quadro molto incerto quindi che si riflette pesantemente sulle Borse: nella sola giornata di ieri le piazze europee hanno bruciato circa 174 miliardi di euro (Madrid -2,6%, Francoforte -2,3%, Parigi -2% e Londra -1,7%).

Il sì alla Brexit che, con le motivazioni più diverse, in Inghilterra vede sullo stesso fronte il partito indipendentista britannico (UKIP), una parte dei conservatori capitanati dall’ex sindaco di Londra Boris Johnson e una minoranza di sinistra dei laburisti, comincia a inquietare seriamente le cancellerie europee. Lo stesso Matteo Renzi non ha nascosto la sua preoccupazione, sostenendo che l’uscita sarebbe “un clamoroso errore per l’Europa e il Regno Unito. Il primo a pagare le conseguenze sarebbe il cittadino inglese”. Ieri ha fatto sentire la sua voce anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble che, intervistato da Bloomberg, ha ammesso che l’Europa si sta preparando all’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Ue e alla possibilità che altri Stati decidano di seguirla. E in un’altra intervista a Der Spiegel ha chiuso duramente la porta alla possibilità per gli inglesi di beneficiare del mercato unico pur non facendone parte (sul modello svizzero o norvegese): “Dovrebbero rispettare le regole di un club che vogliono lasciare”. Toni decisamente più duri rispetto a quelli soft della cancelliera Angela Merkel, che solo pochi giorni fa si era limitata ad affermare che “dal mio punto di vista, la Gran Bretagna che rimane nell’Unione europea è la cosa migliore e più desiderabile per noi tutti”. Aggiungendo che i governi tedeschi hanno una storia di lunga collaborazione con Londra «e naturalmente ci piacerebbe continuare così».

Sul fronte opposto ha fatto discutere l’intervista di Aldo Cazzullo del Corriere a Nigel Farage, il leader dell’UKIP che si è espresso in questi termini: “Grillo e io distruggeremo la vecchia Unione Europea. Il 19 giugno i 5 Stelle eleggono il sindaco della capitale e cambiano l’Italia. Il 23 giugno la Gran Bretagna esce dall’Unione e cambia l’Europa. Avremo un effetto domino. Dopo di noi gli altri Paesi del Nord se ne andranno uno dopo l’altro. Per prima la Danimarca; poi l’Olanda, la Svezia, l’Austria. Questo referendum è l’evento più importante dal 1957: l’Ue sta per crollare. Disintegrata in tanti pezzi”.

(Sebastiano Catte/com.unica, 11 giugno 2016)