O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio» (Sura II, v.183).

Lunedì 6 giugno inizia il Ramadan per 1,6 miliardi di musulmani nel mondo. Il Ramadan, che significa digiuno, ha un carattere estremamente sacro per i fedeli, è fondato sulla tradizione fissata dal Corano e rappresenta un periodo eccezionale dell’anno, poiché in questo mese Maometto ricevette una rivelazione dall’arcangelo Gabriele; di questi trenta giorni, gli ultimi dieci sono quelli più intensi in adorazione e spiritualità, soprattutto la ventisettesima notte, “la notte del Destino”, la notte in cui Dio fece discendere il suo Messaggio, e la pace, su Maometto suo eletto.

Dice l’Altissimo nella sura al-Qadr (il destino, appunto): “Invero lo abbiamo fatto scendere (il Corano) nella Notte del Destino. E chi potrà farti comprendere cos’è la Notte del Destino? La Notte del Destino è migliore di mille mesi. In essa discendono gli angeli e lo Spirito, con il permesso del loro Signore, per [fissare] ogni decreto. È pace, fino al levarsi dell’alba .

Il Messaggero di Dio, ci assicura: “Chiunque preghi durante la notte del destino con fede e speranza nella ricompensa otterrà il perdono dei suoi peccati precedenti.

In origine il mese di Ramadan cadeva nella stagione estiva, ma dopo che Maometto adottò il calendario lunare, la posizione del Ramadan cambia ogni anno, attraversando le varie stagioni. Il digiuno osservato in questo mese, che per l’Islam è il nono mese dell’anno, rappresenta uno dei cinque pilastri, insieme alle due testimonianze di fede, alle preghiere rituali, all’elemosina e al pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita.

Durante il Ramadan si osserva per trenta giorni, quindi, l’obbligo del digiuno dall’alba al tramonto, ma anche l’astensione dal bere, fumare e dall’avere rapporti sessuali. Durante il giorno è anche buona abitudine recarsi alla moschea per trascorrere lunghe ore pregando e studiando il Corano. Il ritiro offre un momento di quiete, di meditazione, di preghiera, di ricordo; esso è un’occasione per tornare a Dio, per fare pentimento, per esporre i propri bisogni, per invocare e per riformarsi. In aggiunta alle cinque preghiere quotidiane, durante il Ramadan si recita una preghiera speciale chiamata Taraweeh, la preghiera della notte. In alcuni Paesi a maggioranza islamica, il mancato rispetto del digiuno è reato penale. Quando il sole tramonta il digiuno viene interrotto. La tradizione vuole che venga mangiato un dattero, come fece Maometto, ma è sufficiente bere un bicchiere di acqua. Le donne in gravidanza o che allattano, ibambini, i malati di mente e i malati cronici sono esentati dal digiuno e dovrebbero, in sostituzione, fare la carità, come ad esempio nutrire le persone bisognose indipendentemente dalla loro religione o appartenenza etnica. Le donne durante il ciclo mestruale o le persone in viaggio sono sollevati dal precetto, ma devono comunque recuperare il digiuno successivamente.

Praticare il digiuno ha un grande significato spirituale: si insegna l’autodisciplina, la pazienza, il timor di Dio e sancisce l’appartenenza a una comunità. C’è un’altra interpretazione che vede nell’astinenza sessuale e nel digiuno per un mese intero il ricordo dei disagi dei poveri, invogliando i praticanti a pagare la zakat, l’imposta coranica verso i bisognosi. In tutto questomese santo, le buone opere compiute hanno presso Allah un pregio superiore rispetto alle opere compiute negli altri mesi dell’anno; il mese di Ramadan è il mese dello sforzo per arricchire la spiritualità, per aumentare la fede e per dare una maggior forza alla pratica dell’Islam e alla diffusione della parola di Allah. La sera del ventisettesimo giorno di Ramadan, viene celebrato il Laylat-al-Qadr, è il momento in cui Maometto ricevette la rivelazione e, secondo il Corano, è anche il momento in cui Allah determina, ciclicamente, gli eventi dell’anno che verrà.

 Alla fine del Ramadan, si celebra l’Id al-Fitr ovvero la festa di rottura del digiuno detta anche la “piccola festa”, nel primo giorno del mese Shawwal: nel primo mattino si celebra la rottura del digiuno di Ramadan, all’aperto e con la partecipazione di tutti i musulmani della zona; all’inizio della celebrazione ogni musulmano è tenuto a versare nella cassa della comunità una somma di denaro.

 L’Id al-Fitr è una tra le due celebrazioni islamiche più importanti insieme al pellegrinaggio alla Mecca. Durante la celebrazione, che dura tre giorni, ci si veste con i vestiti più eleganti, si adornano le abitazioni, si fanno regali ai bambini e ci si ritrova con amici e parenti. Un senso di profonda generosità e gratitudine colora questa festività. Dopo il digiuno, si deve condividere la gioia.

Finito il periodo del Ramadan, chi continua con il digiuno e l’astinenza compie un atto meritorio. Chi digiuna per un periodo più lungo di quello prescritto sa che fa un’opera buona per se stesso, come recita il Corano.

La pratica del digiuno è usata anche come forma di penitenza per aver compiuto azioni contrarie al Corano, ed è comunque consigliata per qualche giorno al mese nei due mesi che precedono il Ramadan e nei sei giorni seguenti la festa della rottura.

Il Ramadan dovrebbe essere un periodo di pace, contemplazione e preghiera, ma spesso è stato occasione e teatro di conflitti: Maometto diede inizio alla battaglia di Badr, la prima vera guerra musulmana contro gli infedeli, durante il mese del Ramadan del 624. La guerra del Kippur in Israele nel 1973, conosciuta come guerra del Ramadan in Egitto, Giordania e Siria, vide questi Stati lanciare il loro attacco a sorpresa proprio durante il digiuno. Più di recente, in Iraq, durante l’occupazione americana, il mese del Ramadan è stato caratterizzato dagli attacchi dei ribelli contro le truppe dell’esercito americano, raggiungendo il picco di oltre 1.400 attentati nel 2007.

(Nadia Loreti/com.unica, 3 giugno 2016)