Va al film “I, Daniel Blake” di Ken Loach la Palma d’Oro della 69esima edizione del Festival di Cannes, assegnata dalla giuria presieduta da George Miller. L’ottantenne regista britannico, accolto da una standing ovation da parte di un pubblico commosso, si aggiudica per la seconda volta l’ambito riconoscimento, dieci anni dopo “Il vento che accarezza l’erba”.

“Restate forti, perché il festival è importante per il futuro del cinema – ha affermato Loach nel discorso ufficiale. Ricevere questo premio in questa situazione storica è molto importante. Non dobbiamo dimenticare le storie dei personaggi che hanno ispirato il film. Ci troviamo in un mondo pericoloso dove il neoliberismo rischia di ridurre in miseria migliaia di persone. Il cinema è portatore di tante tradizioni, e fra questa c’è la protesta del popolo contro i potenti. Non solo un altro mondo è possibile ma è necessario”. “Da questo palco – ha concluso il regista – voglio ricordare le tante persone che abbiamo incontrato durante le riprese nelle banche alimentari che sfamano la gente del mio Paese, il quinto più ricco del mondo”.

La pellicola racconta la vita di un carpentiere di Newcastle alla soglia dei 60 anni, un gran lavoratore che non può più svolgere la sua attività a causa di seri problemi di salute, ma che non ha nemmeno la possibilità di ricevere alcuna indennità per via di una burocrazia ottusa e soffocante. Una situazione che lo porterà ad affrontare una vera odissea kafkiana e lo spingerà alla ribellione contro una deriva che sembra essere diventata una costante nella società contemporanea, anche nei paesi più avanzati. Nella sua lotta contro una macchina tecnocratica incapace di essere al servizio delle persone Blake fa valere la sua umanità per cercare di far conoscere la propria condizione: una vera e propria testimonianza di dignità.

Il Grand Prix della giuria, consegnato da Valeria Golino e da Donald Sutherland, è andato a “Juste la fin du monde” del 26enne regista canadese Xavier Dolan (già sei lungometraggi all’attivo). È la storia di uno scrittore (interpretato da Gaspard Ulliel) che torna a casa dopo dodici anni per annunciare di essere in fin di vita. Troverà la madre, Nathalie Baye, il fratello maggiore, Vincent Cassel, la cognata Marion Cotillard e la sorella minore, Léa Seydoux. Il regista ha voluto dedicare il premio alla sua famiglia “con cui mi sento molto meglio del mio protagonista con la sua. Tutto quello che si fa nella vita si fa per essere amati, almeno è quello che faccio io”.

Gli altri riconoscimenti: miglior attrice Jaclyn Jose per “Ma’ Rosa” di Brillante Mendoza, mentre come miglior attore è stato premiato Shahab Hosseini per “Il cliente” di Asghar Farhadi.

(com.unica, 22 maggio 2016)