[ACCADDE OGGI]

Forse oggi Alessandro Manzoni non è più ai primi posti tra i poeti nell’insegnamento delle rime che formano oggetto di studio. Perciò, forse, non si udranno più le grida dei professori quando l’allievo non si sofferma a rispettare la puntuale e inevitabile punteggiatura che impone regide pause nella declamazione dell’ode 5 Maggio (1821) che il Manzoni scrisse di getto una volta appresa la notizia della morte di Napoleone…”Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal respiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; ne sa quando una simile orma di pie’ mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà…”. Nostalgico il Manzoni? Un napoleonide nell’epoca in cui inneggiare all’Imperatore e augurarsi l’arrivo di un novello Napoleone non era cosa assai condivisa ne in Francia ne nel resto del mondo? La storia ha provveduto a dare le risposte e il Bonaparte è tra gli uomini illustri più celebrato e non solo dai nostalgici della “grandeur” francese.

Voltando la pagina del calendario riascoltiamo, nella stessa data del 5 maggio ma nell’anno 1936, una voce ferma, grave e con riflesso metallico, una voce inconfondibile che ben conosceva le pause del buon oratore e che annunzia di aver ricevuto un telegramma dal maresciallo Badoglio con il seguente testo: “Oggi 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba”. È la fine della guerra in Etiopia iniziata nell’ottobre del 1935 quando, con L’intento di procurarsi un posto al sole, migliaia di italiani in divisa si imbarcarono cantando “Faccetta Nera”. La stessa voce, quella della lettura del telegramma di Badoglio, quel giorno del 5 maggio 1936, con fierezza e emozione annunzia al popolo italiano e al mondo che “la guerra è finita… la pace è ristabilita”. Passeranno appena quattro anni e la pace non ci sarà più per l’Italia e per il mondo che sarà travolto da quel tremendo conflitto che segnerà per il nostro paese la perdita di ogni bene con un carico di lutti spaventosi nel rinnovato ordine mondiale. Anche la voce scomparirà per sempre lasciando il posto a tante, a troppe voci.

Ancora il calendario della storia a volte, spesso, si accanisce a ricordarci lutti e tragedie. E così ci ricorda che nella notte del 5 maggio 1998 centosessanta persone persero la vita per la frana di un intero costone del monte Pizzo d’Alvano che sovrasta la città di Sarno che perse in maniera tragica centotrentasette suoi concittadini che ancora non trovano pace nell’inevitabile balletto sulle responsabilità per la mancata all’erta sull’evento alluvionale oltre alle colpevoli negligenze per la lotta all’abusivismo con la conseguente devastazione ambientale.

Ma per la gioia di tutti e perché tutto finisca e resti a “tarallucci e vino”, il calendario annota la data del 5 maggio 1946 per la nascita della prima schedina della Sisal che diventerà Totocalcio e sarà l’oppio, una volta solo domenicale e oggi quasi quotidiano, degli italiani che tutto vogliono dimenticare nella speranza che le combinazioni vincenti abbiamo la meglio sul destino e sulla drammaticità degli eventi.

(Franco Seccia/com.unica 5 maggio 2020)