È dal web che arrivano i pericoli per i giovani di oggi: cyberbullismo, hacking, cracking, pedofilia, violenza in rete, wardriving, cybersoldiers, phishing e le varie insidie che si celano nella diffusione dei giochi on line. Il termine cyberbullismo indica un attacco sistematico e ripetuto attuato mediante la rete, con messaggi in chat o commenti su blog.

L’avvento della tecnologia digitale ha modificato i comportamenti “devianti”, evidenziando il pericoloso assottigliamento del confine tra pubblico e privato, il rapporto tra la tutela della privacy e le enormi possibilità che ci pone il web, la difficoltà, sempre più evidente nei nativi digitali, di percepire le differenze tra virtuale e reale e di come un semplice comportamento “virtuale” possa arrecare irreversibili danni “reali”; evidenzia l’impossibilità, per il Legislatore, di rincorrere la tecnologia e i possibili nuovi comportamenti illeciti che ne scaturiscono e i problemi giuridici che nascono dalla complessità e dalla continua evoluzione dei comportamenti devianti, che frequentemente diventano illeciti penali, punibili con sanzioni amministrative e detenzione.

Rispetto al bullismo tradizionale, il cyberbullismo ha caratteristiche specifiche:

1) Anonimato del molestatore: sebbene ogni comunicazione elettronica lasci sempre delle tracce, per la vittima è piuttosto difficile risalire al proprio molestatore. Il cyberbullo, grazie all’anonimato, riesce ad inoltrare informazioni spiacevoli sulla vittima a un vasto numero di persone.

2) Difficile reperibilità: se il cyberbullo agisce via sms, via email, o in forum on line privato è più difficile risalire a lui.

3) La possibilità di agire in rete indebolisce le remore etiche, poiché spesso in uno spazio virtuale le persone fanno o dicono cose che nella vita reale non farebbero mai.

4) Assenza di confini spazio-temporali: mentre il bullismo tradizionale avviene in luoghi e tempi specifici (per esempio a scuola), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che questa si collega sul web: facebook, wathsapp, twitter, etc…. Il bullo e il cyberbullo prendono di mira il diverso, magari perché è timido, per il suo aspetto, l’abbigliamento non consono ai canoni, l’orientamento sessuale ed iniziano a molestarlo,a denigrarlo, innescando una serie di processi che portano la vittima a diventare debole e inerme, a perdere la voglia di aggregarsi fino ad arrivare all’isolamento, implicando grossi danni psicologici, come i disturbi alimentari, ansia, depressione, ideazione suicidaria, arrivando nel peggiore dei casi proprio al suicidio.

Il molestatore, data la giovane età, spesso non si rende conto delle conseguenze del suo comportamento e di quanto possa nuocere agli altri. C’è un fenomeno di giovani ed adolescenti che si comportano senza freni, che usano forme espressive di violenza verso gli altri, non solo sul web, ma anche negli stadi, nelle bande che prendono di mira i coetanei per affermare la loro identità, nascondendo l’insicurezza dietro un falso senso di potenza. Oggi i genitori non riescono a dare la giusta tranquillità ai ragazzi e ad educarli al fatto che ci si può affermare nella società senza essere violenti o stigmatizzare gli altri. È un messaggio culturale che non riesce a passare e molte famiglie non ammettono le carenze dei loro figli per non dover confrontarsi con il fallimento dei loro metodi educativi. Un sistema che contempla di assecondare i figli perché è un modo di dimostrare che si presta loro attenzione: tutto è positivo, tutto è perfetto e non c’è nulla da correggere o modificare. Un buonismo pedagogico secondo cui le caratteristiche dei figli, anche quelle negative, non vanno represse, ma esaltate. Figli tuttavia che non sempre sono geni e che spesso hanno dei limiti.

C’è una generale esposizione dei ragazzi alla violenza: in televisione, nei mass media, nei video-giochi e nelle relazioni quotidiane. I giovani crescono in un contesto poco tranquillo, saturo di problematicità, tensioni e conflitti, con riflessi importanti sul loro modo di pensare e di affermarsi nella società, con un eccessivo spirito competitivo ed un accento esagerato su se stessi: un atteggiamento che porta ad essere, all’interno della relazione sociale, più conflittuali che cooperativi. La scuola, essendo il terminale su cui convergono tensioni e dinamiche che hanno origine nel nostro sistema sociale, rappresenta una risorsa fondamentale, l’istituzione preposta a mantenere un contatto non episodico ed eticamente strutturato con i giovani. Per tali ragioni si deve avere la consapevolezza che la prevenzione ed il contrasto al bullismo sono azioni da ricondurre nell’ambito degli interventi e delle attività generali, in cui assume un ruolo fondamentale la proposta educativa verso i giovani.

Gli ingegneri di Facebook in collaborazione con lo Yale Center for Emotional Intelligence hanno creato una piattaforma dove si potrà segnalare episodi di cyberbullismo. L’iniziativa è stata presentata a Milano dalla “Head of Policy” di Facebook Italia per promuovere un uso consapevole del social network. Il lavoro è stato realizzato seguendo i princìpi delle scienze emotive e dello sviluppo del bambino grazie a focus group dedicati ai ragazzi. Esiste inoltre un numero verde a cui segnalare presunti casi di bullismo e cyberbullismo: 800669696. Il cyberbullismo può essere individuato e combattuto.

(Nadia Loreti/com.unica, 18 aprile 2016)