È crisi diplomatica tra Italia e Egitto dopo che l’incontro tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani si è concluso con un sostanziale fallimento. Gli investigatori egiziani non hanno accolto infatti le richieste di chiarezza da parte delle autorità italiane sulle circostanze che hanno portato alla violenta uccisione del ricercatore Giulio Regeni.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha pertanto richiamato a Roma per consultazioni l’ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari. Dopo l’esito incontri magistrati a Roma – ha chiarito anche il premier Renzi su Twitter – “L’Italia si fermerà solo davanti alla verità”.

La riunione, tenutasi presso la Scuola superiore di Polizia di Roma, è durata nove ore ed era molto attesa non solo dagli inquirenti italiani, ma anche dalla stessa famiglia Regeni la quale, nel rivendicare “verità per Giulio”, aveva chiesto che il governo italiano intervenisse in maniera ferma e incisiva contro il Cairo nel caso in cui elementi di verità non fossero stati trasmessi all’Italia.

Gli inquirenti italiani hanno fatto sapere ai loro colleghi egiziani “il convincimento che non vi siano elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte di Giulio Regeni”, quando i magistrati della procura generale egiziana hanno riferito delle circostanze nelle quali “sono stati recentemente rinvenuti i documenti di Giulio Regeni”. Il riferimento è a un raid della polizia egiziana, nel quale sono morte quattro persone il 24 marzo scorso. Allora le autorità del Cairo sostennero di aver lì rinvenuto i documenti del giovane italiano. La versione della gang di criminali comuni che avrebbero rapito e torturato a morte Regeni non è credibile, d’altronde, anche per i genitori dello studioso dell’università di Cambridge, i quali hanno parlato in una conferenza stampa esplicitamente di un “tentativo di depistaggio”.

Gentiloni su Twitter ha chiarito che al nostro paese interessa solo una cosa: la verità su Giulio Regeni. Il ministro degli esteri, che si trova a Tokio per partecipare al G7 degli Esteri di Hiroshima di domani e lunedì, rimanda a quanto affermato di recente in parlamento. “Ricordo sempre gli aggettivi che ho usato e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali: questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo”. Sui prossimi passi nei confronti del Cairo – ha aggiunto il capo della nostra diplomazia – “ci lavoreremo nei prossimi giorni”.

Il presidente della Commissione parlamentare dei diritti umani Luigi Manconi, a “inBlu Radio”, aveva dal canto suo già puntato oggi il dito contro “i due mesi e mezzo di menzogne egiziane” che potrebbero impedire di arrivare a una verità sulla vicenda.

“Una trattativa bilaterale che ruota intorno ad un orribile caso di tortura e omicidio – ha sottolineato ancora Manconi sulla sua pagina facebook – comporta necessariamente il ricorso a canali riservati, a pressioni non pubbliche, a negoziati e a mediazioni continue. Ciò che penso è che questa via obbligata non sia stata finora accompagnata da un adeguato ricorso della forza democratica di cui il nostro Paese dispone. E della pressione politica ed economica che avrebbe potuto, e che ora più che mai deve, esercitare”.

(com.unica, 9 aprile 2016)