Migliaia di bambini bloccati, in una grave situazione di stress, a rischio di abusi e di contrarre malattie. È questo il quadro catastrofico che si presenta nei valichi di frontiera lungo la rotta balcanica terrestre, in particolare nella ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e Grecia.

Nel caos e nella confusione i bambini sono costretti a dormire all’aperto in condizioni difficilissime per oltre una settimana, senza aver la possibilità di accedere ai servizi di base, come docce e cibo adeguato. Le famiglie rischiano di dividersi, e i bambini sono stati bloccati fuori dai centri di transito o per ore nei treni senza una chiara meta.

“Quello a cui assisto qui è vedere bambini piccoli, sotto i 5 anni, incastrati tra due recinzioni”, ha dichiarato Jesper Jensen, coordinatore UNICEF per l’emergenza a Gevgelija, nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia. “Non possono andare avanti e non possono tornare indietro, hanno bisogno di protezione e riposo e hanno bisogno di sapere cosa li aspetta”.

L’UNICEF sta intensificando intanto la sua risposta umanitaria, a cominciare dall’impegno a facilitare l’accesso all’acqua e ai servizi igienici, in particolare per i minorenni e i bambini piccoli; fornire kit per l’igiene personale e cibo per i bambini e le loro famiglie in modo che possano affrontare situazioni in condizioni così difficili.

L’Ong ha inoltre rinnovato l’appello per un approccio unitario e coordinato da parte di tutti i governi lungo le rotte di transito primarie e nei Paesi di destinazione. “Nessun bambino dovrebbe passare la notte senza riparo e senza accesso ai servizi di base”.

Tra le conseguenze si assiste anche al tragico fenomeno dei bambini che arrivano in Europa non accompagnati e che scompaiono nel nulla. La denuncia arriva dal rapporto della ong Missing Children Europe che contiene dati inquietanti: nel 2015 sono stati circa 89mila i minori soli arrivati nell’Ue, il quadruplo del 2014. Solo un mese fa si stimò che tra loro 10mila sono scomparsi. Dati che ormai sono stati superati, considerato l’incremento dei flussi migratori.

Si tratta quindi di una vera e propria emergenza umanitaria, che è stata anche al centro dell’appello di Papa Francesco, nell’udienza generale del mercoledì. Il Pontefice ha esortato a cercare la giustizia: “Soccorrete l’oppresso: rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova, pensate ai tanti profughi che sbarcano in Europa e non sanno dove andare”, ha detto, commentando il profeta Isaia che descrive la richiesta di giustizia di Dio. Se si compiono le opere di misericordia, tra cui il soccorso ai profughi, allora, ha spiegato papa Francesco, “i peccati diventeranno bianchi come la neve”.

C’è il rischio concreto che la crisi possa esplodere con conseguenze inimmaginabili se i governi e l’Europa non saranno capaci di intervenire in maniera tempestiva: “Ci sono tra le 12mila e le 15mila persone che hanno bisogno di aiuti umanitari immediati in Grecia”, afferma il commissario europeo Christos Stylianides, nell’auspicare un’adozione veloce dello strumento finanziario per l’emergenza umanitaria in Ue presentato oggi che prevede lo stanziamento di 700 milioni di euro.

(com.unica, 3 marzo 2016)