[ACCADDE OGGI]

29 febbraio, una data che da quasi cinque secoli ricorre solamente ogni quattro anni e che pertanto rende il calendario della storia denutrito di un quarto degli avvenimenti che normalmente lo compongono. I nati in questo giorno hanno la fortuna o la sventura di festeggiare il proprio compleanno ogni quattro anni, ma molti tra quelli che ci tengono a ricevere gli auguri anticipano o posticipano, più  quelli che posticipano, di un giorno la data di nascita. Purtroppo la morte non ha cadenze temporali e non è disposta ad osservare le convenzioni degli uomini e quando arriva li cattura comunque, piccoli o grandi, ricchi o poveri, eroi o codardi, incurante della data che sarà scritta sulla loro tomba. Vale per tutti e non ci appaga vedere i cimiteri con un numero ridotto di lapidi che recano la fatidica data cadente nel mese di febbraio di ogni anno bisestile.

È lecito immaginare che nel piccolo cimitero di Oliveto Sabino, una frazione di poche anime del comune di Torricella in Sabino in provincia di Rieti, una sola è la tomba che reca la data di morte del 29 febbraio. Una tomba importante di quelle che in un baleno richiama alla mente la storia d’Italia. È la tomba di Armando Diaz, Maresciallo d’Italia e Duca della Vittoria, nato a Napoli il 5 dicembre 1861 e morto a Roma il 29 febbraio 1928. Il solo nome di questo militare napoletano di discendenza nobiliare spagnola evoca un sentimento di orgoglio nazionale scolpito nel ferro fuso delle artiglierie austroungariche i cui …”resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. Firmato, Diaz”.

Non vi fu piazza e caserma dei più sperduti borghi d’Italia che non ricordasse con le parole del “bollettino della vittoria” l’epilogo vittorioso per l’Italia di quella grande carneficina che fu la prima guerra mondiale. Armando Diaz deve essere ricordato per essere stato il comandante che cancellò le disposizioni di Cadorna e Badoglio e si preoccupò maggiormente del benessere materiale dei suoi uomini falcidiati da fuoco amico dopo la disfatta di Caporetto.

Fu anche Ministro della Guerra nel governo Mussolini avendo sconsigliato al Re le misure militari per contrastare la marcia su Roma. Un napoletano che onorò la divisa e che non volle sepoltura monumentali scegliendo come ultima dimora il ridente paesino laziale con l’unica tomba su cui la morte è datata 29 febbraio.

(Franco Seccia/com.unica, 29 febbraio 2020)