50 civili uccisi tra cui molti bambini e un numero imprecisato di feriti: è questo il tragico bilancio di alcuni raid aerei su due scuole e cinque ospedali nel nord della Siria, tra Aleppo e Idlib. La notizia è stata data direttamente dal portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

Bombardata anche una struttura di Medici senza Frontiere (Msf) a Maarrat al Numan, a 280 chilometri a nord di Damasco. Lo ha riferito la Tv Al Jazeera: la clinica sarebbe stata colpita da quattro missili a distanza di qualche minuto uno dall’altro. Secondo Msf i morti accertati sono cinque pazienti, un membro del personale e una guardia. Alcuni pazienti sono ancora dispersi, anche se non se ne conosce il numero preciso. L’ospedale, che poteva contare su 30 posti letto e 54 operatori medici e paramedici, offriva assistenza a una popolazione di circa 40.000 persone.

Su quanto accaduto c’è stato un rimpallo di responsabilità: secondo il primo ministro turco Ahmet Davutoglu sarebbe stato un missile balistico russo a colpire l’ospedale e la scuola. La Russia, secondo il premier turco, si comporta in Siria “come un’organizzazione terrorista, costringendo i civili a fuggire”. Se continuerà, ha assicurato, “daremo una risposta estremamente decisiva”.

Anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato questa ipotesi, parlando di raid “verosimilmente russi”. Mosca ha respinto le accuse definendole “pura propaganda”. Secondo l”ambasciatore siriano in Russia, Riyad Haddad sarebbero stati invece dei jet Usa a colpire la clinica di Msf. Amnesty International ha stimato che siano 336 i centri medici attaccati in Siria dall’inizio del conflitto, nel 2011, con l’ucisione di 697 persone tra medici e volontari. Secondo l’organizzazione internazionale che si batte per i diritti umani la responsabilità maggiore di questi attentati è da attribuire a Damasco e ai suoi alleati.

(com.unica, 15 febbraio 2016)