In attesa del verdetto delle primarie nello stato del New Hampshire, che arriverà stanotte, la stampa degli Stati Uniti dà grande risalto alla notizia che Michael Bloomberg, capo dell’omonimo gruppo editoriale-finanziario ed ex sindaco di New York, sta prendendo in seria considerazione l’idea di candidarsi come indipendente alle elezioni presidenziali di quest’anno. Lo ha fatto intendere lo stesso Bloomberg in un’intervista rilasciata oggi al Financial Times in cui ha fatto notare quanto sia scadente a suo avviso la qualità del dibattito che si sta svolgendo in questi giorni tra i candidati dei due principali schieramenti: “Trovo che il livello del discorso e della discussione sia terribilmente banale oltre che un oltraggio e un insulto agli elettori, l’opinione pubblica americana merita senz’altro molto di più”.

Quella che solo tre settimane fa era solo un’ipotesi molto vaga, ora, stando alle parole del diretto interessato appare oggi come un’opzione sempre più probabile. Bloomberg fa capire che prenderà una decisione molto presto: “Sto ascoltando ciò che i candidati dicono di voler fare. Poi deciderò” – precisa.

La candidatura del miliardario di Boston quasi certamente rimetterà tutto in discussione, nonostante nella storia un candidato indipendente non sia mai riuscito a conquistare la Casa Bianca. Bloomberg, che proviene da una famiglia di immigrati ebrei di nazionalità russa, tuttavia ha dalla sua uno stretto legame con il mondo di Wall Stret e la possibilità di spendere per la sua campagna una cifra astronomica, vicina al miliardo di dollari. Insomma, non sarebbe un semplice outsider e gli osservatori già ritengono la sua candidatura possa rivelarsi vincente, soprattutto nel caso in cui i repubblicani scegliessero Donald Trump e se a spuntarla tra i democratici fosse il senatore del Vermont Bernie Sanders, autodefinitosi di recente un “socialista”.

(com.unica, 9 febbraio 2016)