Ieri, alle ore 1.30 italiane, la Corea del Nord del sanguinario dittatore Kim Jong Un ha lanciato un missile a lungo raggio verso l’area di Okinawa. L’obiettivo, secondo Pyongyang, era quello di lanciare in orbita un satellite di osservazione terrestre. Non si sono fatte attendere le reazioni da parte dei governi di Giappone, Corea del Sud e ovviamente degli Stati Uniti, che già alcuni giorni fa avevano lanciato l’allarme al riguardo. Come si ricorderà lo scorso 6 gennaio i nordcoreani avevano fatto esplodere un ordigno nucleare che ha avuto come conseguenza un terremoto del 5,1. Secondo l’intelligence americana, l’esperimento doveva servire in vista della produzione di un ordigno termonucleare all’idrogeno.

Usa, Corea del Sud e Giappone hanno chiesto la convocazione immediata del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che si è riunito in serata a New York e, attraverso le parole del Segretario generale Banki-Moon, ha condannato con fermezza il lancio, sollecitando la Corea del Nord a porre fine “immediatamente alle azioni provocatorie”. Il lancio del missile – si legge nel comunicato emesso al termine della riunione – “è una seria violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite”. È stato anche annunciato che nei prossimi giorni il Consiglio adotterà una risoluzione sanzionatoria “in risposta a queste pericolose e serie violazioni”.

Analoga presa di posizione è stata espressa dal segretario generale della Nato Jens Soltenberg, secondo cui il lancio del razzo “è una violazione diretta di cinque risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. “La Nato continua a chiedere alle autorità nordcoreane di rispettare i propri obblighi in base alla legge internazionale, di non minacciare o realizzare lanci sfruttando la tecnologia dei missili balistici, e di evitare qualsiasi nuova azione provocatoria”.

(com.unica, 8 febbraio 2016)