Il numero di bambini coinvolti nelle crisi umanitarie in tutto il mondo è sconvolgente e ci richiama a riflettere. Quasi 250 milioni di bambini vivono in paesi colpiti da conflitti spesso violenti e prolungati. Nel 2015, milioni di famiglie sono state costrette a lasciare le proprie case per fuggire da violenza, persecuzione e privazioni, troppo spesso rischiando la vita in cerca di sicurezza e di un futuro migliore.

Con il nuovo Rapporto sull’intervento umanitario per i bambini (Humanitarian Action Report – HAC 2016) l’UNICEF lancia oggi alla comunità internazionale – Stati e donatori privati – un appello finalizzato a un piano da 2,8 miliardi di dollari per venire incontro alle necessità di 43 milioni di bambini che vivono in situazioni di emergenza umanitaria in tutto il mondo.

Per la prima volta, la parte più consistente dell’appello (pari al 25% della somma complessiva) sarà destinato all’istruzione dei bambini nelle emergenze. L’UNICEF si impegnerà quest’anno a garantire forme di scolarizzazione per 8,2 milioni di bambini che vivono in situazioni di crisi, il cui numero sta drammaticamente crescendo (erano 4,9 milioni nell’appello HAC 2015).

«A milioni di bambini viene negata la possibilità di andare a scuola» spiega Afshan Khan, Direttore dei Programmi di Emergenza dell’UNICEF. «L’istruzione è una misura di primaria importanza per i bambini, che garantisce loro l’opportunità di apprendere e giocare, anche tra colpi di arma da fuoco e granate. Quest’anno, un quarto del nostro appello è destinato a sostenere l’istruzione. Istruire le menti dei bambini e dei giovani significa dare loro speranza così che possano immaginare un futuro migliore per se stessi, per le loro famiglie per la società; significa aiutarli ad interrompere il ciclo di una crisi cronica.»

L’appello dell’UNICEF per il 2016 è raddoppiato, rispetto a quello di tre anni fa. Guerre e cambiamenti climatici stanno costringendo un numero sempre più grande di bambini a lasciare le proprie case, con conseguenze gravissime per la loro nutrizione ed esposizione a elevati livelli di violenza, di malattie, di abusi e di abbandono scolastico.

Circa 1 bambino su 9, nel mondo, vive in zone di conflitto. Questi bambini hanno il doppio delle probabilità di morire prima di compiere 5 anni per cause che potrebbero essere evitate, rispetto ai loro coetanei che vivono in paesi anche molto poveri ma in pace.

I cambiamenti climatici sono una minaccia sempre più rilevante: oltre mezzo miliardo di bambini vivono in aree in cui si verificano frequenti episodi di inondazioni e circa 160 milioni vivono in zone esposte ad alto o altissimo rischio di siccità. Il rischio ambientale è ulteriormente aumentato dal fenomeno atmosferico El Nino, previsto come particolarmente intenso quest’anno.

«In questi ultimi mesi ho visto con i miei occhi bambini spinti oltre i confini della sofferenza umana in Burundi, nel Nord-est della Nigeria e nelle carovane di migranti e rifugiati in movimento attraverso l’Europa» prosegue Afshan Khan. «Nel mondo, milioni di bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa di violenze e conflitti. La crisi globale dei rifugiati è anche una crisi della protezione di bambini in movimento, che corrono elevati rischi di abuso, arruolamento e tratta.»

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La parte più consistente dell’Appello, pari a 1,16 miliardi di dollari, è destinata agli aiuti per i bambini siriani rimasti nel loro paese o rifugiati in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. La Siria è la realtà più drammatica ora che sta entrando nel suo sesto anno di conflitto. È una situazione disperata per 6 milioni di bambini all’interno del paese e per milioni di altri piccoli rifugiati nella regione.

30,8 milioni di dollari sono stimati necessari per alleviare le sofferenze dei bambini rifugiati e migranti in Europa.

180 milioni di dollari sono previsti per lo Yemen, dove circa 10 milioni di bambini hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria nel conflitto in corso ormai da quasi un anno.

Occorrono 25,5 milioni di dollari proteggere l’infanzia in Burundi, uno dei paesi più poveri del mondo, e per sostenere i civili burundesi rifugiati in Ruanda e in Tanzania per sfuggire alle violenze politiche in corso nel paese.

L’UNICEF chiede inoltre 188,9 milioni di dollari per rispondere ai bisogni umanitari in Nigeria, Camerun, Niger e Ciad, che includono la risposta alla crisi innescata dalle violenze delle formazioni jihadiste come Boko Haram nel Nord-est della Nigeria.

L’appello dell’UNICEF include poi le crisi umanitarie gravemente sottofinanziate di Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Sudan, che nel 2015 hanno ricevuto fondi inferiori al 40% della somma necessaria.

I fondi dell’Appello UNICEF saranno utilizzati non solo per la risposta umanitaria immediata, ma anche per interventi che aumentino la capacità di risposta e la resilienza delle comunità locali di fronte alle crisi future.

(com.unica, 27 gennaio 2016)