Considerato da Strehler uno dei cinque grandi attori italiani del ‘900, Arnoldo Foà compirebbe oggi 100 anni. L’anniversario sarà celebrato per tutto il 2016 con una serie di iniziative accolte dalle città a lui più care per rievocare un personaggio che ha attraversato la storia del nostro Paese, dalla guerra alle leggi razziali, dai successi in teatro alle battaglie per la nascita del Sindacato Attori. Una vita per l’arte cinematografica che ha visto Foà lavorare al fianco di grandissimi registi come Visconti, Strelher, Menotti, Ronconi. In carriera ha interpretato oltre 100 film, assieme a mostri del ‘cinema’ del calibro di Pietro Germi, Alessandro Blasetti, Orson Welles, Joseph Losey ed Ettore Scola. 

Ha pubblicato qualche anno prima di morire “L’autobiografia di un artista burbero” per le edizioni Sellerio. In precedenza aveva pubblicato due romanzi, ‘La costituzione di Prinz’ e ‘Le pompe di Satana’, le raccolta di poesie ‘La formica’, ‘Recitare’ I mie primi 60 anni di teatro’, ‘Joanna. Luzmarina’. La sua lunga carriera artistica è stata costellata di numerosi successi e riconoscimenti in campo teatrale, cinematografico e televisivo.

Nato nel 1916 a Ferrara è stato un protagonista del palcoscenico: teatro, cinema, tv tra le sue molte interpretazioni. Ma era stato anche dietro la  macchina da presa e persino artista: scultore, pittore e poeta. Un intellettuale a tutto tondo e un gran signore del mondo dello spettacolo. La sua famiglia era di origine ebraica: figlio di Valentino e Dirce Levi era cresciuto a Firenze, dove studiò economia e commercio. Fu durante il periodo universitario che iniziò ad interessarsi al teatro, frequentando i corsi di recitazione della scuola “Luigi Rasi” sotto la guida di Raffaello Melani. A vent’anni abbandonò gli studi e si trasferì a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia.

Nel 1938 Arnoldo Foà fu però costretto a lasciare i corsi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste. Gli venne impedito anche di lavorare e per poterlo fare fu costretto a usare nomi fittizi (tra cui “Puccio Gamma”); ricoprendo saltuariamente il ruolo del sostituto di attori malati (in gergo, il “pompiere”), riuscendo a lavorare nelle compagnie più prestigiose: Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara.

Nel 1943 si rifugia a Napoli, dove diviene capo-annunciatore e scrittore della Radio Alleata radio PWB: spetta a lui la comunicazione dell’armistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943. Alla fine della guerra, torna al teatro e si unisce a molte e importanti compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi (dove collabora con Visconti) e la Compagnia del Teatro Nazionale (Teatro  dell’Opera di Roma) (lavorando per Guido Salvini), nel 1945, entra nella Compagnia di Prosa della RAI dove svolgerà un’intensa attività sino agli anni ottanta.

(com.unica, 24 gennaio 2016)