Oltre 120 organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite hanno rilasciato un forte appello congiunto, invitando le persone nel mondo a far sentire la propria voce per chiedere la fine della crisi in Siria e delle sofferenze patite da milioni di civili.
L’appello individua anche una serie di azioni pratiche e immediate che possono ampliare l’accesso umanitario e la distribuzione di aiuti a tutti coloro che hanno bisogno all’interno della Siria.
Tutti possono sottoscrivere l’appello semplicemente condividendolo, ritwittandolo o mettendo un “mi piace” sui social media: tramite la pagina Facebook https://www.facebook.com/UNICEF-Italia/ o twitter https://twitter.com/UNICEF_Italia.
Questo il testo dell’appello.
Appello per porre fine alle sofferenze in Siria
Tre anni fa i leader delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno lanciato un appello urgente indirizzato a coloro che avrebbero potuto mettere fine al conflitto in Siria. I leader sollecitavano ogni sforzo per salvare il popolo siriano. “Basta con la sofferenza e lo spargimento di sangue” avevano detto.
Questo succedeva tre anni fa. Adesso la guerra si sta avviando verso il suo sesto, brutale, anno. Lo spargimento di sangue continua. Le sofferenze sono più profonde.
Quindi oggi noi – i leader delle Organizzazioni Non Governative e delle Agenzie delle Nazioni Unite – chiediamo non solo ai governi ma ad ognuno di voi, cittadini di tutto il mondo, di alzare le vostre voci per sollecitare la fine di questa carneficina. Sollecitare tutte le parti a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e trovare la strada della pace.
Ora più che mai, il mondo ha bisogno di sentire una voce collettiva, pubblica, per chiedere la fine di questo oltraggio. Perché questo conflitto e le sue conseguenze toccano ognuno di noi.
Il conflitto colpisce coloro che in Siria hanno perso i loro beni e le persone care, coloro che sono stati sradicati dalle proprie case o che vivono disperatamente sotto assedio. Oggi, circa 13,5 milioni di persone all’interno della Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria. Questa non è semplicemente una statistica. Si tratta di 13,5 milioni di singoli esseri umani la cui vita e il futuro sono in pericolo.
Colpisce le famiglie che, con poche speranze di un futuro migliore, affrontano viaggi pericolosi verso terre straniere alla ricerca di un rifugio. La guerra ha visto fuggire 4,6 milioni di persone nei paesi limitrofi e oltre.
Colpisce un’intera generazione di bambini e giovani che, privi di istruzione e traumatizzati dagli orrori che hanno vissuto, vedono sempre più spesso il proprio futuro plasmato soltanto dalla violenza.
Colpisce coloro che sono lontani dalla Siria ma che hanno visto la violenza raggiungere le strade, gli uffici e i ristoranti vicini alla propria casa. E coinvolge tutti coloro il cui benessere economico, in tutto il mondo, è stato colpito, in modi visibili e invisibili, dalla guerra.
Coloro che hanno la possibilità di fermare questa sofferenza possono e dunque dovrebbero agire ora. Fintanto che non esiste una soluzione diplomatica al conflitto, l’azione dovrebbe includere: il libero accesso in Siria a tutte le organizzazioni umanitarie che portano aiuti immediati a chi ne ha bisogno; tregue umanitarie e incondizionate, un cessate il fuoco monitorato per consentire di portare cibo e assistenza ai civili, vaccinazioni e altre campagne sanitarie e riportare a scuola i bambini; la fine degli attacchi alle infrastrutture civili – in modo che le scuole e gli ospedali e le forniture di acqua restino sempre al sicuro; libertà di circolazione per tutti i civili e revoca immediata di tutti gli assedi messi in atto da tutte le parti.
Si tratta di azioni concrete. Non esiste alcuna ragione pratica che ne impedisca l’attuazione qualora ci sia la volontà di farlo.
In nome della nostra umanità, per il bene di milioni di innocenti che hanno già sofferto tanto e per altri milioni le cui vite e il cui futuro sono incerti, chiediamo di agire subito. Subito”.

(com.unica, 22 gennaio 2016)