Lotta al terrorismo anche in Occidente. La violenza sulle donne targata Isis

È stato eliminato con un raid aereo in Siria, Charaffe al Mouadan, uno degli uomini legati alla rete terroristica responsabile della strage di Parigi dello scorso 13 novembre. Il nome di Mouadan, è emerso grazie al racconto di due testimoni sopravvissuti all’attentato al Bataclan. In quei drammatici minuti infatti uno degli attentatori aveva chiesto all’altro se avesse intenzione di chiamare “”, nome di battaglia di Mouadan.

A Damasco i raid russi hanno inoltre eliminato Zahran Allouche, uno dei leader dei ribelli anti-Assad e “uomo dei sauditi”, accusato di essere il responsabile di uno dei massacri in cui furono uccisi decine di alawiti, cristiani, drusi e ismaeliti. Lotta al terrorismo anche in Occidente: in Belgio sono stati arrestati due sospetti jihadisti che avrebbero dovuto colpire a Capodanno, mentre a Padova è stato espulso un cittadino marocchino che si era dichiarato pronto “a far esplodere Roma”.

Ha fatto il giro del mondo la fatwa dell’Isis che indica i comportamenti da adottare nei confronti delle donne prigioniere, regolandone gli stupri e le vessazioni. Il ‘Corriere della Sera’ racconta anche il coraggio delle soldatesse curde, da tempo in prima linea per combattere contro lo Stato Islamico. “I nostri nemici – spiegano – sono convinti che se verranno uccisi da una donna non avranno la dignità di martiri meritevoli il paradiso, quindi quando ci vedono scappano”.

I jihadisti? Hanno paura di Israele. Su ‘Il Giornale’, Fiamma Nirenstein riporta l’analisi del giornalista tedesco Jürgen Todenhofer che, dopo aver passato dieci giorni dietro le linee dell’Isis, ha confermato come lo Stato Islamico abbia una paura vera: quella dell’esercito israeliano. “Sanno infatti che gli israeliani conoscono ogni segreto e hanno profonda esperienza del terreno”, scrive Nirenstein.

(com.unica, 30 dicembre 2015)