A cinque anni dalla scomparsa esce anche in versione ebook il libro di Anthony Muroni dedicato alla figura dell’ex Presidente della Repubblica.

È stato un politico che non poteva lasciare indifferenti, nel bene e nel male. Ma, al di là del giudizio complessivo sul suo operato, nessuno può disconoscere il notevole spessore umano, culturale e politico di un uomo che ha saputo attraversare da protagonista un pezzo importante della nostra storia più recente. Un personaggio davvero unico, che manca a molti per l’eccezionale vivacità culturale di cui era dotato e che viene spesso evocato quando qualcuno prova ad azzardare un confronto tra la classe politica odierna e quella del passato. E così ci si chiede come avrebbe giudicato il premier Renzi e i nuovi politici del suo entourage che si sono affacciati alla ribalta; cosa direbbe a proposito del fenomeno Grillo e del populismo in salsa leghista di Salvini? Tra i tanti testi che gli sono stati dedicati, oggi, a cinque anni dalla sua scomparsa (all’età di 82 anni, era nato nel 1928 a Sassari), segnaliamo Francesco Cossiga dalla A alla Z – il vocabolario del sardo che viveva per la politica del direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni, pubblicato da Ethos Edizioni, di cui proprio in questi giorni è uscita anche la versione ebook. Il volume di Muroni, accolto favorevolmente da critica e pubblico (ha ottenuto una menzione speciale al premio Alziator ed è stato finalista al premio Fiuggi-Storia), non è una biografia in senso classico ma è un originale ritratto di Francesco Cossiga attraverso le ventuno lettere dell’alfabeto, in cui è possibile ripercorrere le tappe più salienti della sua lunga carriera politica e, allo stesso tempo, tracciare un affresco attendibile della storia dell’Italia repubblicana. Del libro pubblichiamo, in accordo con la casa editrice, la prefazione a cura del giornalista e notista politico Mario Sechi, ex direttore del quotidiano “Il Tempo”.

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COSSIGHISMO E COSSIGHERIA – di Mario Sechi

È possibile raccontare Francesco Cossiga in un alfabeto di 21 luoghi, frasi, circostanze, situazioni, incontri, scontri, calembour, fumi, specchi, detti sulfurei e contraddetti biblici.

È possibile rileggere un personaggio (iper)raccontato ma non ancora scoperto, (stra)citato ma spesso incompreso, (ri)visitato ma quasi mai abitato.

È possibile, sì lo è, perché ogni generazione offre una sua lettura e se a provarci è un cronista abituato al racconto in presa diretta, al fattaccio duro, crudo, alla realtà scartavetrata in faccia e al presente che si fa e disfa tutto intorno, allora succede che anche il pianeta di Cossiga, che molti credono di aver ben interpretato, conosciuto e finalmente dominato, diventa un altro mondo e un nuovo inizio.

Anthony Muroni ha affilato le sue armi e respirato a pieni polmoni prima di partire in questa corsa  nella terra di mezzo di un personaggio a trazione integrale e distrazione totale. L’Apocalypto del Nostro cronista nella giungla del politico più imprevedibile della storia repubblicana, rispetta in pieno l’effetto da “pacco sorpresa”, ingrediente tipico del sassarese doc, grazie a una sceneggiatura alfabetica che ci restituisce i topos del Cossighismo e della Cossigheria.

Il Cossighismo è l’interpretazione puntuale del dettato ideologico e politico di Francesco; la Cossigheria è la polvere pirica che Franziscu accendeva nella sua narrazione.

Campo lungo, inquadratura dall’alto, rullo di tamburi da Cavalcata sarda, trombe da Sartiglia e sfilata di colori da Sant’Efisio, ciak: Analfabeta di ritorno, Brigate rosse, Carlo Magno, D’Alema, Euromissili, Felix il gatto, Gladio, Hi-tech, Impeachment, Libri e letture, Magistrati, Nemici di giornata, Ordine pubblico, Piccolo Vishinsky, Quotidiani, Religione, Segreti e scheletri, Turchi di Sardegna, Ustica, Volubile a comando, Zombie coi baffi.

È buona la prima di questa narrazione. Perché ci mostra e dimostra, apre e indica una via colma d’amore e dolore, gioia e “penzamentu”, il rosario cristiano-pagano del protagonista volontario e involontario di un fantastico carnevale, un tripudio di coriandoli dove la tragedia può mischiarsi al comico e il dramma storico al romanzo d’avventura.

È la parabola di un personaggio che resta, solo e fiero come un nuraghe, in un mondo di comparse ingiallite, senza carattere. Muroni, con pastorale pazienza, si siede su un sasso e piano piano, lettera dopo lettera, sbuccia e sminuzza questa biografia ciclopica con sa leppa dei nostri nonni e padri.

Per quelli che fanno il mio mestiere, per quelli che la penna e gli incontri sono la vita, è un flashback di ricordi e situazioni che in quel presente sembravano inestricabili, un’opera in fieri dall’esito incerto, ma che con il tempo assumono forme meno barocche, sempre più chiare, nitide, lineari, scherzi architettonici divenuti razionali, alimentati dallo scarto logico, intuizioni lucidamente e spesso amaramente consapevoli della fragilità del nostro divenire storico.

Ecco, la storia che emerge e ci sommerge. Nel grigiore dell’oggi, in un coro talmente monocorde da essere incapace persino di produrre uno spleen da discount della politica, manca proprio la sua voce.

Eppure, se ci penso, se mi fermo a ragionare e non solo a ricordare, scorgo una verità: Cossiga è partito, ma non ci ha mai lasciato.

Quando non ho più sentito la sua telefonata che faceva il punto e esternava il disappunto, quando improvvisamente è tramontato l’invito, perentorio, a recarmi a casa sua (“Mario, via Ennio Quirino Visconti, blindato dei carabinieri!”), allora ho capito che aveva deciso di lasciarci tutti qui a continuare la fatica dell’opera incompiuta dell’Italia, per intraprendere il suo ultimo viaggio nella piana immaginaria di Sanluri, una cavalcata solitaria verso il Regno che lui riconosceva sopra tutto  e tutti.

Lo immagino, lassù, sorridere e lanciare uno sguardo amorevole sulla Patria del cuore. Dirige un’orchestra, suona Forza Paris.