Obama al fianco di Hollande ma  con strategie diverse. “Siete nel nostro cuore”, così il presidente Usa Barack Obama ha accolto il presidente francese Francois Hollande nell’incontro svoltosi alla Casa Bianca. Sul tavolo, la comune guerra al terrorismo dell’Isis: Hollande voleva tornare in patria con la promessa americana della creazione di una grande coalizione in cui far rientrare anche la Russia. Ma da Washington la risposta è stata negativa e l’abbattimento da parte turca del caccia russo ha comunque complicato pesantemente questa prospettiva. Dalla Francia il capo di governo Manuel Valls  ribadisce che “siamo in guerra” e ricorda all’Italia che “anche il vostro Paese è minacciato”.

Kerry ha condannato il terrorismo palestinese. “Le persone non dovrebbero essere aggredite né con i coltelli, né con le forbici e tantomeno investite con le auto”, ha dichiarato il Segretario di Stato Usa John Kerry, arrivato in Israele per cercare di fermare il clima di violenza che oramai si protrae da diverse settimane, con attacchi a civili e soldati israeliani. Kerry ha condannato “ogni atto di terrorismo che colpisce vite innocenti” e ribadito il diritto di Israele di difendersi. Secondo il quotidiano ‘Avvenire’ – il cui tono dell’articolo sembra suggerire che la sola esistenza degli insediamenti israeliani sia il motore degli attentati palestinesi – il Premier israeliano Benjamin Netanyahu “starebbe spingendo gli americani a riconoscere le colonie in cambio di alcuni piani di investimento volti a favorire l’economia palestinese nei Territori. Netta però la posizione dell’Amministrazione Obama”. Toni infuocati quelli tra Turchia e Russia. Più di un incidente diplomatico, lo scontro tra due poteri che vogliono influenzare il Medio Oriente.

Dietro l’abbattimento del caccia russo da parte della contraerea turca, secondo gli analisti si nasconde il braccio di ferro tra Ankara e Mosca sulla Siria: i primi vogliono abbattere il regime di Assad, i secondi puntellarlo. Per Maurizio Molinari (‘La Stampa’) si tratta di uno scontro che potrebbe aprire “un conflitto fra Stati che può ruotare attorno a due coalizioni, i fedeli del Sultano contro gli alleati dello Zar”. Ovvero il presidente turco Erdogan contro il presidente russo Putin. A proposito delle mire di Erdogan, il ‘Giornale’ riprende la lucida analisi pubblicata nel 2010 di Vittorio Dan Segre, voce della cui autorevolezza si sente la mancanza. Nell’articolo si delineavano chiaramente le ambizioni del leader turco, che non ha mai cessato di usare la retorica anti-israeliana e contro gli ebrei per ottenere consenso.

(com.unica, 25 novembre 2015)