Dopo la cessione a Mondadori, l’ex direttore e altre penne eccellenti lasciano il marchio Rcs: prime uscite in libreria nel 2016. Si chiama “La Nave di Teseo” e se il riferimento al celebre paradosso che affonda le radici nella mitologia greca non è casuale, il nome della neonata casa editrice è già di per se indicativo dello spirito che anima l’impresa.

Letture allegoriche a parte, la scelta di Elisabetta Sgarbi e degli editori Mario Andreose ed Eugenio Lio di lasciare Bompiani per intraprendere una nuova sfida editoriale appare sicuramente coraggiosa in un momento così complicato per l’economia e il settore. La data di inizio pubblicazioni è fissata per maggio 2016: la mission, anticipata nelle scorse ore, si propone di creare una casa editrice indipendente di narrativa, saggistica e poesia, italiane e straniere, attenta alle nuovi voci, come ai classici.

Nutrito e prestigioso l’equipaggio che ha deciso di seguire Elisabetta Sgarbi e di imbarcarsi sull’impresa: da Umberto Eco a Sandro Veronesi, da Furio Colombo a Edoardo Nesi e Sergio Claudio Perroni, il progetto rischia di svuotare un serbatoio di penne preziose per lo storico marchio Bompiani, recentemente ceduto nel pacchetto di Rcs Libri a Mondadori. A capo dell’impresa, oltre all’ormai ex direttrice editoriale e ai già citati Mario Andreose e Eugenio Lio, anche Anna Maria Lorusso con il supporto di un gruppo di imprenditori tra cui Guido Maria Brera e gli editori francesi Jean Claude e Nicky Fasquelle.

Già delineato anche l’assetto operativo: “La nave di Teseo” si avvarrà dei servizi commerciali e promozionali PDE (Gruppo Feltrinelli) e della distribuzione del Gruppo Messaggerie e ha già avuto contatti con un ricco parterre di autori tra cui Tahar Ben Jelloun, Pietrangelo Buttafuoco, Mauro Covacich, Michael Cunningham, Viola di Grado, Hanif Kureishi, Nuccio Ordine, Carmen Pellegrino, Lidia Ravera, Vittorio Sgarbi, Susanna Tamaro.

Una bella sfida editoriale che non a caso, forse, nasce proprio ora che Bompiani è passata sotto il controllo del colosso editoriale di Segrate. E chissà che davvero il senso dell’operazione non vada riconosciuto nel mito. Secondo la tradizione, la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo era conservata intatta nel corso degli anni sostituendo le parti che via via si deterioravano: si arrivò così ad un punto in cui tutte le parti usate in origine erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria. E proprio qui è insito il paradosso metafisico dell’effettiva persistenza dell’identità originaria per un’entità le cui parti cambiano nel tempo: un tutto unico rimane davvero se stesso (oppure no) dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati con altri uguali o simili? Come recita il disclaimer tipico di ogni romanzo: ogni riferimento è puramente casuale?

(Claudio Micalizio/SpotandWeb, 23 novembre 2015)