[ACCADDE OGGI]

Si chiamava Leonarda Cianciulli ed era nata a Montella in Irpinia 77 anni prima. La vita non le sorrise mai anche prima di essere condannata a 3 anni di manicomio criminale e 30 anni di carcere, tramutatisi in detenzione a vita in manicomio.

È passata alla storia criminale quale prima serial killer italiana e più tristemente quale “la saponificatrice di Correggio” perché, almeno in una caso da lei confessato, una delle vittime, tale Faustina Setti, una vedova che anelava fortemente di trovare marito e a cui la Cianciulli aveva fatto credere di averglielo trovato, dopo essere stata colpita e uccisa con un accetta fu smembrata e dissolta in soda caustica. Agghiacciante il racconto che la stessa Cianciulli fa di quell’atroce delitto: “Gettai i pezzi nella pentola. Aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica che avevo comprato per fare il sapone e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue nel catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una gran quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io”. Ecco, Giuseppe il più grande e il più amato dei quattro figli dopo 13 gravidanze finite con 3 aborti spontanei e 10 neonati morti nella culla. Leonarda attribuiva queste disgrazie alla maledizione della madre che l’avrebbe messa al mondo dopo una gravidanza indesiderata.

Ella dirà nel corso del processo che si celebrò a Bologna che tutto quello che aveva fatto lo aveva fatto per difendere i figli dal malocchio e dalla maledizione della madre, il tutto confermato dalle parole di una zingara che le aveva detto: «Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi.». «Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre.» dirà La Cianciulli al processo decisa a difendere i figli ricorrendo alla magia e ad ogni forma di stregoneria fino ad offrire sacrifici umani in cambio della vita dell’amato figlio Giuseppe quando questi sarà richiamato alle armi per l’imminenza dello scoppio della guerra.

Tre furono le vittime, tutte donne, sacrificate alla dea Teti, “perché come lei aveva voluto rendere i figli immortali bagnandoli nelle acque del fiume Stige”, così anche la Cianciulli voleva salvare dalla morte i figli col sangue delle sue vittime: Faustina Setti, Francesca Soavi e Virginia Cacioppo, un apprezzato soprano lirico che, scriverà Leonarda Cianciulli nelle sue deliranti “Confessioni di un’anima amareggiata”: « finì nel pentolone, come le altre due ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce.»

Il Museo criminologico di Roma conserva gli strumenti usati dalla Cianciulli per i suoi delitti. Il corpo della “saponificatrice” fu interrato in una tomba per poveri per poi finire nell’ossario comune del cimitero di Pozzuoli in quanto nessuno al termine del periodo di sepoltura lo reclamò: nemmeno gli adorati figli. (Nella foto il busto della Cianciulli di Roberto Paparella conservato al Museo di Arte Criminologica).

(Franco Seccia/com.unica, 14 ottobre 2015)