“Blindati russi in azione con le insegne siriane e ufficiali dei ‘Marines’ del Mar Nero che gridano ordini in russo”. Ci siamo. E’ la discesa in campo della Russia di Putin in difesa della Siria di Assad. Un’azione osservata con attenzione da Israele: il ministro della Difesa Moshe Yaalon parla di arrivo “di aerei da combattimento, elicotteri e team russi a Latakia” e spiega: “L’intento della Russia è usare l’aviazione per consentire alle truppe siriane di riconquistare il territorio perduto”. Fonti israeliane riferiscono inoltre che Putin e Qassem Soleimani, leader della forza Al Qods dei pasdaran hanno firmato un accordo per fermare l’Isis, “ma, l’impresa è difficile perché l’Isis è vicina a Damasco”.

Sul “Corriere della Sera” il filosofo Bernard-Henry Lévy fa una previsione riguardo al destino dell’Isis: “Saranno sconfitti perché sono dei buoni terroristi ma dei pessimi soldati. Perché fanno i gradassi davanti all’obbiettivo, quando si tratta di sgozzare ostaggi indifesi, ma poi scappano come conigli, come recentemente nella zona di Abu Naim, davanti all’avanzata di un esercito popolare che rioccupa 200 chilometri quadrati di territorio”. I paesi occidentali immobili ed indecisi verso l’avanzata dell’Isis e la distruzione dell’intera Siria adesso mostrano i primi e tardivi segni di preoccupazione. La discussione sul ruolo russo in Siria sta però provocando tensioni nelle relazioni già molto tese tra Stati Uniti e Russia e rischia di rendere ancora più complicati i colloqui internazionali di pace sulla Siria, per non dire delle prospettive di interventi occidentali nella guerra.

Va ricordato che Stati Uniti e Russia si trovano da anni su posizioni opposte nella guerra in Siria. Il governo russo è alleato di Bashar al Assad, mentre l’amministrazione statunitense sostiene i ribelli moderati che vogliono un cambio di regime, e due anni fa stava per  decidere un intervento militare contro Assad. L’alleanza tra Russia e Siria è vecchia di decenni e dal 1971 la Russia ha una piccola installazione navale nella città portuale siriana di Tartus. Negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno però accusato la Russia di avere mandato due “tank landing ship” – ovvero navi specializzate per le operazioni anfibie e lo sbarco di uomini e mezzi –, due aerei da trasporto e una forza ridotta di fanteria marina. Il Guardian racconta di un ampliamento della base di Tartus e della installazione di diverse case prefabbricate che indicherebbero una maggiore presenza dei soldati russi nella zona. I nuovi aiuti militari, dicono alcuni funzionari statunitensi, potrebbero significare l’intenzione del governo russo di intensificare il suo impegno militare in Siria, anche se non è ben chiaro in che modo e con che obiettivo.

Da casa Russia si replica con il ministero degli Esteri russo che ha confermato che in Siria ci sono alcuni consiglieri militari russi: la loro presenza è però parte di un vecchio accordo di collaborazione militare raggiunto diverso tempo fa e già conosciuto dagli altri paesi. Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, ha detto di non capire “l’isteria anti-russa” che si è sviluppata attorno alla presenza in Siria. Zakharova ha detto: “Forniamo alla Siria armi ed equipaggiamento militare da molto tempo. Lo facciamo rispettando dei contratti esistenti e in accordo con il diritto internazionale”.

Il governo russo ha fatto sapere che sta valutando la possibilità di aumentare il suo coinvolgimento nella guerra contro le “organizzazioni terroristiche” che agiscono in Siria e che combattono contro il regime di Assad. Per esempio mercoledì l’esercito siriano ha perso un’importante base aerea nella provincia settentrionale di Idlib, che è passata sotto il controllo del Fronte al Nusra, il gruppo che “rappresenta” al Qaida in Siria. Di recente l’esercito siriano ha subìto diverse sconfitte militari e oggi il regime di Assad controlla solo un quarto del territorio nazionale, tra cui la fascia costiera a ovest dove è concentrata la minoranza alauita – la stessa a cui appartiene Assad – e dove si trovano anche le navi russe.

(Nathan Steiner/com.unica, 11 settembre 2015)