È una vera e propria crisi umanitaria quella in cui sono coinvolte migliaia di persone che cercano e sperano di trovare asilo e protezione nell’Europa dell’Est. Provengono in gran parte dalla Siria, un paese letteralmente sconvolto dalla guerra, dall’instabilità politica e dalla violenza. Ma tra di loro ci sono anche molti iracheni e afghani. La maggior parte di queste persone cerca di raggiungere Horgos, città di confine tra Serbia e Ungheria che ora è diventato un grande campo rifugiati. Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i profughi (Unhcr), oltre 66.420 persone hanno richiesto asilo in Serbia in questi ultimi mesi, tra cui 4.112 minori non accompagnati.

“Si tratta di un’emorragia continua perché la comunità internazionale resta inerte e non affronta le cause a monte di questa tragedia umana” afferma don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana. Una crisi umanitaria che va affrontata come tale.

Le Caritas dell’Est Europa con il sostegno di tutta la rete europea si sono attivate per cercare di portare aiuti a questa marea umana priva di tutto: generi alimentari, acqua, materiale per l’igiene, pannolini per i neonati, ma soprattutto una parola di conforto nei tanti bivacchi di fortuna che si incontrano nelle città di questi paesi.

Ma la sola solidarietà certo non è sufficiente, dall’organizzazione umanitaria cattolica arriva l’invito ai governi e alla comunità internazionale affinché trovino in tempi rapidi soluzioni durature e rispettose dei diritti di coloro che fuggono dalle guerre. Caritas Italiana ha elaborato, insieme alle altre principali organizzazioni di tutela dei migranti (fra cui l’Unhcr), alcune proposte, tra cui l’apertura di canali umanitari di ingresso verso l’Europa; l’impegno dei paesi europei ad accogliere un numero significativo di rifugiati con quote di reinsediamento; la creazione di alternative legali (riunificazione familiare, sponsorizzazioni private, visti di lavoro o di studio) per evitare che le persone bisognose di protezione internazionale ricorrano a pericolose traversate; la ripartizione della responsabilità rispetto agli arrivi, per evitare che pochi paesi (Grecia, Germania, Italia, Svezia e Ungheria in testa) ricevano la gran parte delle richieste d’asilo. Si auspica inoltre il superamento del Regolamento di Dublino, come ha appena annunciato la Germania, per garantire una corretta gestione dei flussi migratori.

(com.unica/29 agosto 2015)