Il grande romanziere israeliano Abraham Yehoshua è sempre stato un uomo del dialogo, nella convinzione che l’annoso conflitto israeliano-palestinese possa trovare uno sbocco positivo solo lavorando affinché si arrivi alla soluzione dei due Stati per due popoli: uno israeliano e uno palestinese, a partire dai confini del 1967. Non a caso lo scorso anno è stato, insieme ai suoi colleghi scrittori Amos Oz e David Grossman e ad altre eminenti figure del mondo culturale israeliano (tra cui alcuni premi Nobel) uno dei promotori della petizione per chiedere al Parlamento Europeo il riconoscimento della Palestina come Stato.

Lo scrittore è profondamente scosso per l’attacco incendiario ad opera di terroristi ebrei in cui ha perso la vita un neonato palestinese nel piccolo villaggio di Douma in Cisgiordania, a soli 50 chilometri da Tel Aviv. Un atto di una barbarie inaudita che non potrà che contribuire ad allontanare ulteriormente il sogno di una pace duratura tra i due popoli.

Intervistato da Repubblica a poche ore dall’attentato riserva parole durissime nei confronti delle forze dell’ordine del suo paese: “Ci sono delle colpe e nessuno si assume le sue responsabilità. Continuano ad esserci molte azioni violente negli insediamenti in Cisgiordania e le forze di polizia non arrestano e non fermano gli autori. Questa situazione dura da anni ed è inaccettabile”. Le colpe della polizia sono evidenti per Yehoshua: “Quando un palestinese tira una pietra, dopo un giorno le forze di polizia lo vanno a prelevare dal campo profughi o magari nei sobborghi di Jenin e di Nablus. E lo arrestano. Invece gli insediamenti — dove non tutti quelli che vi abitano sono dei violenti ovviamente — hanno al loro interno alcuni gruppi estremisti e violenti che stanno facendo cose terribili e la polizia non li può controllare. Sa perché? Perché manca una seria attività di contrasto di questo fenomeno, che serva a fermarli e a processarli per i reati che commettono”.

Questa violenza – ha ribadito – non è solo contro i palestinesi o gli arabi, è rivolta anche contro chi vuole cercare la pace, contro la sinistra. Su Internet si leggono delle cose davvero violentissime. Il punto è che la violenza viene fomentata anche da membri del parlamento dell’estrema destra e dal governo. Mai in Israele c’è stata un’attitudine all’aggressione da parte della destra violenta come dopo queste elezioni, e questa è la regia del primo ministro Benjamin Netanyahu”.

(com.unica/domenica 2 agosto 2015)