L’Autorità italiana per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha presentato al Parlamento la Relazione annuale sulle attività che riguardano la regolamentazione e vigilanza nel settore delle telecomunicazioni e gli ultimi sviluppi di questo settore. Il rapporto ci offre un quadro completo del settore delle comunicazioni italiane (sarebbe più corretto definirlo un macrosettore), che nel 2014 ha fatturato 52,4 miliardi di euro, il 6 per cento in meno rispetto al 2013.

Il settore TLC ha fatto registrare una diminuzione del 7,7 per cento, i servizi media (tv, radio, editoria, internet) calano del 3,2. Cresce invece il mercato dei servizi Internet, che passa da 1,48 miliardi nel 2013 all’1,63 del 2014. Gli investimenti crescono dello 0,9 per cento rispetto all’anno precedente. In particolare nella rete fissa di Telecom si è investito il 7,7 per cento in più e gli operatori alternativi hanno aumentato i loro investimenti nel fisso del 6,6 per cento.

A giudizio di Agcom i numeri che contano non sono molto confortanti per il nostro paese. Anzitutto per il fatto che solo il 51 per cento delle famiglie abbiano sottoscritto un abbonamento, rispetto ad una media europea del 70 per cento. Gli indicatori inoltre evidenziano come le prospettive siano tutt’altro che rosee, soprattutto quelle che riguardano la banda ultralarga, che oggi presentano un grado di arretratezza preoccupante rispetto all’Europa, come ha sottolineato il presidente Cardani. La copertura, infatti, arriva al 36 per cento contro il 68 del’UE a 28 paesi, con alcune regioni in cui si registra un’assenza totale.

Sono buoni al contrario i dati della connettività mobile: la copertura delle reti di terza generazione raggiunge il 98 per cento (un punto in più rispetto alla media UE), le reti LTE raggiungono il 77 per cento della popolazione (a fronte del 79 per cento UE) e i livelli di penetrazione sono in linea con l’Europa, con il 71 per cento della popolazione che ha sottoscritto contratti di acquisto di servizi mobili, incoraggiati anche da prezzi mediamente più convenienti rispetto all’Europa.

Per il futuro l’obiettivo di Agcom è quello di puntare su una promozione di una regolamentazione del settore che stimoli la concorrenza e favorisca lo sviluppo di reti e servizi: una strategia che comporta l’adeguamento dell’impianto regolamentare di settore per predisporre piani di assegnazione dello spettro allocati ai servizi di wireless broadband.

Infine i media tradizionali (quotidiani, tv, radio). Negli ultimi 5 anni hanno complessivamente perso quasi 2 miliardi di euro, con una riduzione pari al 16% nel periodo 2010-2014, con punte superiori al 30% nel caso dei quotidiani. Tra le TV è Sky quella che ottine i maggiori ricavi nel 2014, con una quota del 34,1% (+1,4% sul 2013), seguita da Mediaset al 27,8% (-0,7%) e Rai, al 27,2% (-1,5%). Al quarto posto figura Discovery (1,9%) e Cairo Communication (1,7%).

(Sebastiano Catte, com.unica 8 luglio 2015)